Studente cinese ucciso e chiuso in valigia, 14 anni ai killer minorenni

Condanne pesantissime i ragazzi accusati di aver soffocato Leo

Cogliang Hu, la vittima cinese, si faceva chiamare Leo

Cogliang Hu, la vittima cinese, si faceva chiamare Leo

Modena, 27 maggio 2018 - A sei mesi esatti da quel terribile delitto che ha sconvolto la città sono arrivate le condannte per i cinque cinesi minorenni accusati dell’omicidio di Leo Congliang, lo studente 20enne trovato morto dai genitori in una valigia lo scorso novembre. Il giudice del tribunale dei minori ha disposto per tutti una pena di 14 anni e quattro mesi nell’ambito del processo con rito abbreviato. Il pm aveva chiesto per i giovanissimi stranieri pene più severe, dai 16 ai 18 anni. La difesa fa sapere invece di essere già pronta all’appello: «Sono pene eccessive ma aspettiamo di vedere le motivazioni dei giudici prima di commentare»; affermano gli avvocati.

La perizia medico legale depositata il mese scorso aveva confermato la terribile dinamica del delitto: Leo è morto per soffocamento. Quel cuscino premuto sul suo volto dal gruppo di connazionali purtroppo non gli ha lasciato scampo. Chi abbia agito materialmente, però, per ora resta un mistero: ma per i giudici tutti hanno avuto una parte nell’efferrato delitto e le pene decise lo dimostrano. Per tutti i ragazzi la procura dei minori di Bologna aveva chiesto il giudizio immediato, con l’accusa di omicidio volontario premeditato e i minori - quattro su cinque avevano ammesso di aver partecipato al delitto - sono stati giudicati con rito abbreviato come chiesto dai legali. Uno dei 16enni coinvolti nell’omicidio, che si era presentato in questura, all’epoca dei fatti, aveva sempre sostenuto di non essere stato presente al momento dell’assassinio. Le indagini, svolte dalla a mobile diretta da Marcello Castello, hanno però portato la procura a contestare al gruppo di minori anche la premeditazione. I ragazzini avrebbero organizzato la spedizione punitiva nei confronti della vittima già con l’intento di ucciderla quel pomeriggio del 25 novembre. Movente del delitto? Leo, forse invaghito di uno dei cinque, l’unico che conosceva, custodiva nel cellulare le sue foto osè e avrebbe potuto divulgarle.

(I messaggi poi estrapolati durante le indagini confermerebbero l’amicizia tra i due). I 5 bussano alla porta di Leo ed entrano nella sua camera. Nella stanza accanto c’è il padre adottivo, l’avvocato e giudice onorario a Bologna. La vittima e i cinque iniziano a litigare poi qualcuno lo tiene fermo mentre altri, come killer professionisti, lo soffocano premendogli sul volto un cuscino. Uno dei cinque resta fuori, affinchè nessuno entri nella stanza. Ma dove nascondere il corpo? Il branco svuota una valigia e vi nasconde il corpo del ragazzo, poi tenta di trascinarla fuori, ma la maniglia si spezza. Il legale avverte rumori sospetti e apre la porta: «Leo è uscito», dicono i cinque sconosciuti prima di darsela a gambe. L’avvocato avverte Sofia, la mamma del 20enne che, tornata a casa, alle 15.30, nota gli indumenti sparsi per la camera e apre il bagalio: dentro c’è il corpo senza vita del figlio. Bastano 48 ore alla polizia per chiudere il cerchio: tutti e cinque i responsabili dell’omicidio di Congliang Hu (‘Leo’), vengono individuati e catturati. Cinesi tra i 16 e i 17 anni, domiciliati nella Chinatown pratese. Il compagno della mamma ha salutato il suo Leo con una riflessione lasciata su Facebook: «Han chiesto un giudizio che si chiama “abbreviato” e gli hanno fatto uno sconto di un terzo della pena. Hanno avuto il massimo della pena meno un terzo. Loro hanno 17 anni. E’ tanto? E’ poco? Io so solo che stasera tu non andrai alla scuola per ragionieri dove ti piaceva tanto andare e neanche al bar o al ristorante. Ciao Leo, per te la nostra Giustizia ha fatto il massimo che poteva fare».