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Modena, 14 giugno 2017 - Una nuvola bianca che si sposta per le campagne modenesi, toccando anche la città: è un gregge di 1200 pecore quello su cui potete imbattervi in questi giorni. Il pastore di Finale Emilia, Paolo Barbieri, infatti, rivive l’antica tradizione della transumanza e anche quest’anno porta il suo gregge a respirare l’aria buona dell’appennino, dove si può brucare erba fresca. Ieri a mezzogiorno le sue pecore erano ferme sotto il ponte di via Nonantolana, una sosta al riparo dal sole di mezzogiorno. «Torno un attimo a casa a Finale Emilia a prendere l’acqua e a fare rifornimenti, loro mi aspettano qui. Poi riprendiamo la nostra marcia a piedi verso Fanano», racconta Barbieri che sta vivendo questa avventura con due aiutanti.
Il suo percorso - con partenza da Finale Emilia - lo porterà verso Fanano e Sestola rigorosamente a piedi, dove trascorrerrà l’estate: «Ma abbiamo deviato anche verso Occhiobello e il mare – spiega – Siamo partiti da più di un mese». Il pastore è accompagnato da altri due pastori e ha con sè una roulotte per spostare l’occorrente: del resto le pecore sono tantissime, con tanto di agnelli al seguito, e per passeggiate così lunghe tutto va calcolato alla perfezione, per fare in modo che gli animali abbiano tutto il necessario per stare bene.
Quella della transumanza è una tradizione antica, ormai quasi dimenticata, ma che ultimamente torna, di tanto in tanto, a farsi rivedere e riscoprire. Sono pochissimi i pastori che ancora la praticano, ecco perchè fa notizia: un’antica abitudine, faticosissima, che porta gli allevatori più coraggiosi lontano dalla famiglia anche per mesi, pur di raggiungere i pascoli più verdi e ‘salutari’. Ad oggi con l’avvento della moderna zootecnia e l’allevamento intensivo direttamente negli allevamenti l’attività di transumanza si è fortemente ridotta, ridimensionata, in molti luoghi del tutto scomparsa. Ma non qui. «In autunno torneremo a Finale – conclude soddisfatto Barbieri – Abbiamo ancora moltissima strada da fare prima di arrivare in vetta, ma ce la faremo».