Policlinico Modena, sei sale operatorie fuori uso. "Ma entro il 2022 ne faremo tre nuove"

Malumori tra i camici bianchi per il blocco tecnologico al primo piano non utilizzabile perché non ha i requisiti di sicurezza Il dg Vagnini: "In un momento di contrazione economica abbiamo deciso di investire in un progetto sostenibile e all’avanguardia"

All'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena il recupero degli interventi

All'Azienda ospedaliero-universitaria di Modena il recupero degli interventi

Modena, 20 aprile 2022 - Man mano che si allenta la morsa del Covid riparte la corsa di primari e cliniche per recuperare il tempo perduto. Sono diverse migliaia, circa 15mila, le persone che attendono di essere sottoposte a un intervento chirurgico negli ospedali gestiti dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena. E anche se si tratta di operazioni non urgenti, l’obiettivo è quello di riuscire a recuperarle il prima possibile per poter tornare ai livelli del pre-pandemia. Non proprio una passeggiata di questi tempi: tutti devono fare i conti con il contenimento delle spese sanitarie, che è un obbligo di legge; i margini per poter fare investimenti in nuovi progetti sono davvero risicati; e con il virus ancora in circolazione, non è automatico ridestinare reparti finora impiegati per la cura di pazienti positivi al Covid.

E proprio sul versante delle nuove attrezzature da poter disporre, il direttore generale Claudio Vagnini mette a punto un piano che porterà alla realizzazione entro l’anno di tre nuove sale operatorie al secondo piano del nuovo blocco tecnologico (Nbt2). Un progetto alternativo – e più economico – a quello che prevedeva la ristrutturazione straordinaria del blocco tecnologico al primo piano (Nbt1) dove sono presenti 6 sale operatorie tuttora inutilizzate perché in assenza delle condizioni di sicurezza per i pazienti e per gli operatori. "In un momento di grande contrazione economica – spiega Vagnini – si è deciso di investire in un progetto sostenibile e all’avanguardia che prevede la realizzazione di tre sale ibride in un contesto in cui non sono presenti. Le sale operatorie sono strutturate in diversi moduli che permetteranno di ottimizzare al meglio gli spazi. Infatti ogni sala avrà strumentazioni che attualmente sono collocate in sale distinte".

E così, grazie a questa ‘modularità’, "sarà come avere il doppio delle sale operatorie". Il progetto esecutivo, conferma il direttore generale, è già stato approvato.

"Per realizzare le tre sale e gli spogliatoi dedicati ai professionisti che dovranno operare saranno necessari circa 3 milioni di euro – aggiunge –. Abbiamo chiesto un sostegno ai numerosi stakeholder dell’azienda ospedaliero-universitaria che hanno cominciato a rispondere in maniera positiva. Entro il 2022 i nuovi locali verranno realizzati e saranno fondamentali per poter dare una risposta ai professionisti che operano all’interno della nostra struttura e ai pazienti ancora in attesa di un intervento sospeso a causa dell’emergenza Covid".

I tre ambienti arredati con le tecnologie più avanzate si andranno a sommare alle unità chirurgiche già operative nei due nosocomi. Al Policlinico attualmente ci sono e sono funzionanti: 6 sale multidisciplinari, sempre nel blocco operatorio al secondo piano; 4 sale per il ‘day surgery’ che vengono impiegate per interventi o procedure diagnostiche a pazienti per i quali non è indispensabile né necessaria una degenza prolungata in clinica; 4 sale per la struttura complessa di Ostetricia; alcune sale dedicate alla struttura complessa di chirurgia della mano.

A Baggiovara, invece, sono disponibili: 7 sale multidisciplinari; 1 sala ibrida di grandi dimensioni; 4 sale per il ‘day surgery’ di grandi dimensioni, 2 delle quali possono essere impiegate come sale operatorie ibride. Nei due principali blocchi operatori del Policlinico e dell’ospedale civile vengono impiegati anche due ‘Da Vinci’, i robot di seconda generazione dedicati alla chirurgia mininvasiva, dall’urologia alla ginecologia, dalla chirurgia toracica alla chirurgia generale. "Fino a gennaio dello scorso anno l’attività chirurgica è stata fortemente limitata se non addirittura bloccata – ricorda il direttore generale dell’Aou –, avendo dovuto utilizzare le sale operatorie per curare i malati di Covid. Siamo riusciti a garantire soltanto gli interventi urgenti mentre abbiamo dovuto sospendere le operazioni procrastinabili. Dalla seconda ondata in poi, anche a seguito della realizzazione di due Hub di terapia intensiva per una cinquantina di posti complessivi tra l’Ospedale civile e il Policlinico, siamo riusciti a riprendere il 50% dell’attività chirurgica per poi crescere fino ad arrivare ai nostri giorni dove riusciamo a mantenere un ritmo superiore al 100%. In questo è fondamentale il contribuito che ci arriva anche dal privato accreditato che sta mettendo a disposizione sale chirurgiche".