La prima italiana vaccinata contro il Covid è l'infermiera modenese Elena Baraldi

La 30enne in prima linea a Londra: "Qui la mia professione è valorizzata. Ma mi manca l’Emilia"

Elena Baraldi, infermiera di 30 anni. Prima italiana ad essere vaccinata

Elena Baraldi, infermiera di 30 anni. Prima italiana ad essere vaccinata

Modena, 11 dicembre 2020 - E’ salita su un volo Ryanair con solo il bagaglio a mano, pensando di rimanere a Londra 6 mesi. "Invece sono diventati 6 anni". Elena Baraldi, 30enne modenese, è più di una infermiera al Croydon University Hospital di Londra. Proprio per il suo lavoro in prima linea contro il Covid, mercoledì è stata vaccinata contro il virus che anche in Inghilterra sta mietendo tante vittime. Sarebbe la prima italiana ad aver ricevuto il siero ’Pfizer Biontech’. "Sto benissimo, per ora nessun effetto collaterale a parte il braccio un pochino indolenzito". Laureata a Unimore in Scienze infermieristiche, nel 2014 Elena ha preso un aereo alla ricerca di un posto a tempo indeterminato.

L'intervista "Fastidi? Solo il braccio indolenzito"

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"Sto ancora studiando grazie al Master finanziato dall’ospedale, poiché a Londra la sanità investe sull’educazione e l’istruzione dei propri professionisti. Sono una Emergency Care Nurse". In pratica Elena Baraldi vede solo codici rossi e da mesi - nel pronto soccorso in cui lavora - cura i casi Covid più gravi: "Mi occupo delle ventilazioni e dei caschi", racconta. Proprio il fatto di essere a stretto contatto con i pazienti infetti più gravi, le ha permesso di avere diritto al vaccino malgrado la giovane età: "Rientravo nella categoria degli operatori ad alto rischio occupazionale – racconta – non ho avuto dubbi e sono contenta di essermi vaccinata, sia per proteggere me stessa sia per non diventare un veicolo di contagio verso pazienti, amici e familiari". Elena non vede la sua famiglia dall’estate scorsa: "Non credo che a Natale riuscirò a tornare a casa, la mia città mi manca molto, so che anche lì la situazione è drammatica e i miei colleghi stanno facendo l’impossibile".

Per il momento, però, l’infermiera non pensa di tornare indietro: "Qui mi sento realizzata, la mia professionalità è appagata anche sotto il profilo economico. Riesco a mantenermi in un appartamento da sola a Londra e a mettere da parte qualche risparmio. Qui la nostra figura professionale è valorizzata sia a livello istituzionale sia tra i cittadini. Ho diritti che in Italia mi sognerei. Non avrei mai pensato di lasciare il mio Paese. Quando parlo con i miei colleghi italiani, di Modena, mi raccontano di come, malgrado stiano rischiando la vita, spesso non venga riconosciuta la loro professionalità e mi dispiace". Malgrado sia italiana, Elena non ha trovato difficoltà al lavoro: "Il mio trattamento è lo stesso rispetto ai miei colleghi inglesi, ho le stesse opportunità di tutti. E ho trovato anche tanta riconoscenza nei pazienti".  

Anche l’inghilterra sta affrontando la seconda ondata della pandemia: "Le restrizoni ci sono e vengono calibrate a seconda della capacità delle terapie intensive – aggiunge – a differenza dell’Italia qui non c’è mai stato un vero lockdown e nella prima fase devo dire che il governo inglese, guardando anche all’Italia, avrebbe potuto fare meglio. Ho visto morire tanta gente, anche giovane, tra i quali un mio collega di trent’anni che non aveva patologie, almeno conosciute. Il Covid è subdolo perché in alcune persone, a causa di reazioni immunitarie anomale, può portare a un aggravamento repentino. Senza dimenticare che molti sopravvissuti hanno strascichi importanti, come problemi renali, polmonari o neurologici anche permanenti". Proprio per questo Elena non ha perso l’occasione di sottoporsi alla vaccinazione: "E’ una grande opportunità".