Profili Dna e video per stanare i rapinatori

Assalto al portavalori sull’A1, si cercano tracce biologiche, al vaglio le telecamere sull’autostrada. La procura procede per tentato omicidio

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Hanno usato tattiche militari per scatenare l’inferno in autostrada, investendo da mesi probabilmente su quel colpo da centinaia di migliaia di euro che, però, è fallito. Non aveva probabilmente fatto i conti con l’alto livello di corazzamento del furgone la batteria di criminali organizzati che lunedì sera ha preso d’assalto il portavalori sull’autostrada del Sole, tra San Cesario e Valsamoggia. I banditi, dall’accento meridionale hanno esploso raffiche di colpi dai fucili d’assalto contro il furgone, sia nella fiancata sinistra del mezzo che sul lunotto anteriore. Se non fosse stata appunto per l’alta protezione AK47 degli abitacoli, le tre guardie giurate sedute nei sedili anteriori del mezzo non sarebbero sopravvissute all’assalto.

La squadra mobile, coordinata dal procuratore capo Luca Masini è al lavoro giorno e notte per individuare il gruppo di almeno quindici violenti rapinatori. Il fascicolo è stato aperto dalla procura con le ipotesi di reato appunto di tentato omicidio, tentata rapina pluriaggravata, minacce e pure blocco stradale. Il blindato e due delle auto risultate rubate e incendiate dai banditi per creare diversivi e guadagnarsi poi la via di fuga sono state portate in questura per essere attentamente analizzate. Gli uomini della scientifica, infatti, sono alla ricerca di eventuali tracce lasciate all’interno dei mezzi dai rapinatori. Gli inquirenti hanno intanto individuato il varco da cui la batteria di criminali si è data alla fuga: un passaggio nei pressi di un cavalcavia, all’altezza di Castelfranco da cui la quindicina di banditi, a volto travisato e armati fino ai denti di Kalašnikov si sarebbero appunto dileguati per poi disperdersi tra i campi.

Sicuramente ad attenderli non molto distante c’erano altri complici, alla guida di ulteriori mezzi. La modalità con la quale i malviventi hanno agito, armi lunghe e automatiche in mano, bande chiodate per fermare il traffico ed esplosivo, con cui hanno fatto saltare la fiancata del bilindato, insieme alla preparazione militare, scientifica fa pensare ad un colpo studiato da tempo e nel minimo dettaglio, a cui hanno preso parte rapinatori esperti. E’ la prima volta che nella nostra provincia viene messo a segno un assalto con queste modalità, anche perchè occorrono una progettazione ed una organizzazione straordinaria, utilizzate in scenari di guerra, appunto. Un colpo che prevede comunque costi organizzativi; dai veicoli rubati alle armi alle informazioni da acquisire e che, probabilmente, i banditi non pensavano di veder fallire. Per identificarli saranno analizzati attentamente anche i video estrapolati dalle telecamere posizionate in A1 che molto potranno probabilmente raccontare anche sulla direzione di fuga dei banditi

Valentina Reggiani