"Ricostruzione: impegno ammirevole, ma c’è ancora da fare"

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Presidente Calciolari a 10 anni dal sisma ci si può ritenere soddisfatti della ricostruzione?

"Oggi, a dieci anni dal sisma, l’edilizia privata è molto avanzata. Gli esercizi pubblici si sono riqualificati, rigenerando i territori; meno avanzato purtroppo è lo stato del patrimonio pubblico, soprattutto per quanto riguarda quello culturale e quello ecclesiastico; lo dico senza polemiche, sapendo bene che queste realtà hanno bisogno di altre e più complesse attenzioni, in osservanza di vincoli e ‘rispetti’ particolari. Sono certo che tutti gli enti preposti stanno facendo il possibile per restituire a tutti i paesi dell’Unione le strutture che caratterizzano le singole comunità".

Cosa ha reso la ricostruzione emiliana un esempio?

"Personalmente distinguo la urbs e la civitas, come i latini definivano la società, distinta tra la realtà ‘di pietra’ da quella ‘delle persone’. Prima il sisma poi la pandemia hanno agito sia sulla urbs che sulla civitas; a noi amministratori tocca il compito di ricostruire entrambe; ma in tutti e due i casi dobbiamo per forza di cose pensare alla socialità nella ricostruzione. E in questo ha giocato un grande ruolo la laboriosità di cittadini, imprenditori e amministratori: attuali e tutti quelli che ci hanno preceduto. Non ho dubbi: l’esempio emiliano è costituito dalla laboriosità".

C’ è ancora qualcosa da fare per restituire alle collettività questi luoghi e perché siano veramente vissuti?

"Dobbiamo restituire i ‘luoghi sociali’ alla comunità; penso ai centri storici su cui stanno lavorando tutte le amministrazioni, ognuna sulla propria competenza. Siamo al lavoro e lo stiamo facendo con determinazione, pur tra mille difficoltà. Ieri Bonaccini ha detto che questo è l’ultimo miglio di una ricostruzione che sta riportando l’Area Nord al ‘suo posto’: tra il Panaro e il Secchia c’è il due per cento del PIL italiano. I nostri territori sono densamente produttivi e dobbiamo tenerlo ben presente quando pensiamo alle nostre terre, alle nostre attività, alle nostre case. L’Italia non può fare a meno di noi: dobbiamo ricordarcelo.

Alberto Greco