"Rilancio del Pd, Bonaccini possibile risposta"

Elisabetta Gualmini, neo eletta vice presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici al parlamento europeo: "Incarico di grande responsabilità"

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di Sofia Silingardi

Il futuro del Pd preoccupa tutti, anche in Europa. Ma per Elisabetta Gualmini, neoeletta vice presidente dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, "Stefano Bonaccini è una possibile risposta". L’europarlamentare del Pd riconosce che non c’è ancora nessuna candidatura ufficiale alla segreteria del partito, ma nel caso dovesse arrivare "la troverei una ottima candidatura per due motivi: è la personalità più capace di ‘allargare’, che può parlare a mondi diversi, sia al mondo della sinistra più tradizionale o radicale, sia al mondo più moderato, degli imprenditori, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi. Penso che l’esperienza come Presidente della Regione gli abbia proprio dato questa trasversalità, che al Pd serve. Il Pd deve fare quello per cui è nato: il partito baricentro di una coalizione progressista, il più trasversale possibile. Io vedo il Pd come un partito largo, maggioritario se possibile, con dentro tante anime che si confrontano. In secondo luogo, è una persona che sa costruire le coalizioni. Sicuramente la sua candidatura potrebbe essere espansiva e costruttrice di alleanze, due aspetti utili al nostro partito".

L’elezione a vice presidente dei Socialisti e Democratici è per lei "un incarico di grande responsabilità, in una casa in cui ci avviciniamo alla campagna elettorale del 2024. Saranno elezioni importanti. Intanto perché stiamo assistendo alla rinascita dei partiti euroscettici, populisti, antisistema. E poi perché veniamo da una legislatura (2019-2024) rocambolesca, con cambiamenti che hanno del miracoloso, come sospendere il patto di stabilità e crescita, raddoppiare il bilancio. Tra le risorse del Pnrr, quelle per gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione, i fondi di coesione abbiamo messo sul piatto circa mille miliardi. E allora dobbiamo prepararci a non perdere questo credito e a non buttare via tutto quello per cui abbiamo lavorato fino ad oggi e che paradossalmente i governi di estrema destra, che qui in Europa non hanno votato queste misure o si sono astenuti, adesso si trovano a mettere in campo. Giorgia Meloni dovrà tutte fare i cantieri, le infrastrutture e tutte le opere che lei a Bruxelles non hai votato, con i soldi che lei non ha votato".

Parlando da Strasburgo, l’onorevole Gualmini ha aggiunto che in Europa "c’è preoccupazione sul governo italiano e sul suo spostamento a destra, in particolare sul rapporto con l’Unione Europea. Anche perché noi italiani abbiamo ottenuto la quota maggiore di fondi perché ‘avevamo un uomo di fiducia’, Draghi, che gode di un’autorevolezza incredibile. Ora, quindi, ci si chiede cosa succederà, come verranno spesi questi soldi, se si continuerà a lavorare insieme. Tanti sono i dubbi".

Per quanto riguarda il Pd, "qui nessuno parla di scioglimento, un’ipotesi che io trovo surreale e tragicomica. Ci è stato rimproverato di essere andati alle elezioni divisi contro una coalizione, c’è un invito all’unità".