«Risse, coltelli e stupefacenti L’etnico è il nostro incubo»

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A NULLA sono valse le due chiusure ordinate dalla questura in tempi recenti. La prima lo scorso maggio per merce scaduta e assenza di permessi, la seconda ad agosto per la frequentazione di pregiudicati. Il negozio etnico di viale Piave, infatti, rimane al centro della bufera. Nell’ultimo periodo il quadro si è fatto ancora più complesso e l’esasperazione di residenti e commercianti verso l’attività al civico 62 è ai livelli massimi. «Dalla riapertura va sempre peggio, soprattutto nei fine settimana quando la calca di clienti fuori è enorme e i disagi sono insostenibili». Gli stessi abitanti prima dell’estate avevano depositato un esposto, sostenendo di avere visto più volte il locale diventare teatro di risse e scambio di stupefacenti, nonché meta di alcuni tossici alla ricerca di una dose. «È ancora così – assicura un gruppo di residenti e negozianti che preferisce restare anonimo –. Venerdì scorso, verso sera, è esploso un parapiglia con due avventori che hanno estratto dei piccoli coltelli a mo’ di minaccia, ma fortunatamente le cose non sono degenerate. Ogni giorno vediamo persone che bevono alcolici davanti all’ingresso. Molti di loro arrivano a sera ubriachi e se provi a chiedergli più educazione ti rispondono in maniera aggressiva». Il clima è teso, tanto che c’è chi è costretto a chiudere prima e chi, addirittura, ha abbassato le serrande definitivamente.

«ALCUNE ATTIVITÀ in via Piave hanno anticipato l’orario di chiusura per non avere gli avventori del negozio etnico a due passi, mentre un alimentari – dicono i residenti – se n’è andato perché aveva perso quasi tutti i clienti. Qui ci sono famiglie, italiane e straniere, che hanno preso casa o investito in piccole attività che hanno il diritto di lavorare in pace per non vanificare i sacrifici di una vita. Noi siamo per l’integrazione, ma prima di tutto deve esserci il rispetto reciproco». Gli abitanti della zona ammettono che i controlli delle forze dell’ordine sono aumentati (l’ultimo blitz congiunto di finanza e polizia è di inizio settembre), ma c’è ancora molto da fare: «Il monitoraggio delle pattuglie dovrebbe essere maggiore – dicono –. Inoltre il Comune dovrebbe valutare l’installazione di almeno una telecamera che, sicuramente, farebbe da deterrente verso il via vai di certi soggetti».