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Sassuolo, con il Genoa è un’altra finale: "Dovremo fare meglio che con l’Inter"

Il tecnico Ballardini: "Partiamo da quella base, ma occorre essere meno passivi e più bravi a giocare con lucidità e personalità"

Oggi pomeriggio il Sassuolo ha davanti a sé un’occasione che mancava da tempo: se e solo se dovesse battere il Genoa a Marassi può, male che vada, agganciare una rivale diretta, il Frosinone che venerdì ha perso rovinosamente con l’Inter, e sperare addirittura di superarne un’altra, l’Udinese, anche se, in quest’ultimo caso, per sapere se sarà così o meno bisognerà attendere lunedì. La lotta salvezza, insomma, si vive parecchio in albergo, o davanti alla tv di casa anche per staff e giocatori, per una contemporaneità che manca e che, tra Frosinone e Cagliari, già Eusebio Di Francesco e Claudio Ranieri hanno avuto modo di criticare: "Anche io credo che giocare tutti allo stesso orario sarebbe più giusto – s’è accodato ai colleghi Davide Ballardini, ieri alla vigilia della sfida del Ferraris – perché è chiaro che conoscere già un risultato può condizionare l’aspetto psicologico delle altre squadre". Così stavolta, alla luce della manita dei nerazzurri allo Stirpe, la spinta ce l’ha il Sassuolo. Aiuta, ma non può bastare: "La vittoria di sabato scorso ci ha dato energia buona, tra l’altro venivamo da due partite bruttissime, nelle quali avevamo incassato anche tanti gol, e per questo vincere contro i campioni d’Italia dopo avere preso due sberle forti vale ancora di più. Col Genoa il Sassuolo dovrà giocare su quella base, sulle fondamenta già viste contro l’Inter, e fare ancora meglio, sia in fase difensiva, dove serve essere meno passivi e cercare di condizionare l’avversario, sia quando si ha la palla, con lucidità e personalità". L’ambiente genoano il tecnico neroverde lo conosce bene, com’è noto, e non è solo una questione di campo: "Il Genoa farà la sua partita, li conosco e so che sono seri, anche perché hanno un pubblico che sa come spingere la squadra. Ma sappiamo anche che ci serve fare una partita da squadra. Se siamo riusciti a isolarci da tutto il resto in settimana? Penso proprio di sì, poi si legge e si ascolta, fa parte del nostro lavoro, ma conviviamo bene con questo, perché poi finisce lì e le nostre energie le spendiamo in settimana, preparandoci al meglio". Fuori, al solito, Berardi, Castillejo e Defrel, Laurienté dovrebbe giocare ancora accanto a Pinamonti ("non è una questione di singoli, è la squadra che deve esaltare un giocatore e viceversa"): servono i suoi gol e la sua vivacità, così come serve una difesa attenta com’è accaduto contro l’Inter, dove gli applausi se li è presi soprattutto Kumbulla: "La squadra che voglio rivedere è quella. E, magari, anche meglio". Per una volta, si può puntare a mettere la freccia.

Lorenzo Longhi