VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Sentenza su Montefusco: "Polemiche fuori luogo, giudici indipendenti"

Trent’anni per due femminicidi: dopo le aspre critiche, interviene la Camera Penale "Bisogna conoscere tutte le motivazioni, non basarsi soltanto su alcuni stralci"

Montefusco

Montefusco

Modena, 17 gennaio 2025 – "Vogliamo giudici autonomi ed indipendenti oppure asserviti agli umori popolari?". E’ il forte quesito che pone il consiglio direttivo della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux a fronte della ‘sommossa’ politica e non solo che si è scatenata alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza contro Salvatore Montefusco (nella foto). Parliamo del pensionato 71enne condannato recentemente all’ergastolo dinanzi alla Corte d’Assise di Modena, presieduta dalla dottoressa Ester Russo per il duplice omicidio di moglie e figliastra, Gabriela e Renata Trandafir. Delitto avvenuto nel 2022 a Castelfranco.

Secondo la Corte, le attenuanti generiche vanno considerate equivalenti alle aggravanti (dunque ridimensionamento della pena) in ragione "della comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il reato". L’imputato, scrivono i magistrati, è "arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate". Da qui la decisione di negare l’ergastolo per una pena, invece, di 30 anni di carcere. Si parla anche di "condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione ed enorme frustrazione vissuta dall’imputato".

Ma questi sono stralci di una sentenza che conta oltre 200 pagine, in cui viene analizzato il contesto familiare, in cui è avvenuto il delitto, nella sua interezza.

"Le sentenze possono sicuramente essere oggetto di critica – afferma il presidente della Camera Penale Roberto Ricco – ma la critica dovrebbe sempre essere preceduta da una conoscenza del processo completa e ragionata e non può mai sfociare, tanto più da parte della politica, in critiche che affondano le proprie radici in elementi emotivi e fondati solo su brevi incisi di ragionamenti molto più articolati e questo perché il rischio è sempre quello di compromettere l’autonomia dei giudici che ancora dovranno occuparsi di questo processo e di altri processi della stessa natura".

"Abbiamo assistito – fa sapere la Camera Penale – ad un profluvio di commenti su un particolare passaggio della motivazione e su di un inciso (’motivi umanamente comprensibili’, ndr) ma sono due parole inserite nel contesto di una motivazione di ben 213 pagine e la politica, senza aver letto un rigo della sentenza, ci si è buttata a capofitto. Alcune forze politiche hanno addirittura annunciato interrogazioni ed altre azioni parlamentari ’per verificare che non vi siano state influenze di stereotipi culturali o di genere nel giudizio’, annunciando anche il proposito di chiedere un incontro con il Procuratore e con il Presidente del Tribunale. La richiesta pare francamente fuori luogo, anche perché lesiva dell’indipendenza dei giudici".

Intanto, però, non si placa la polemica. "Riteniamo che sia inaccettabile la definizione di ‘umanamente comprensibile’ per un femminicidio efferato che ha spezzato due vite – dichiarano le presidenti di commissione in Regione Maria Costi ed Elena Carletti (Pd) – Per far sì che nessun retaggio o pregiudizio possa determinare attenuanti dove non ci sono, per un sistema di diritto che eviti qualunque sottovalutazione della violenza maschile sulle donne, rilanciamo la necessità di una formazione permanente di tutti gli operatori di giustizia e delle forze dell’ordine".