Dalla pianura all'Appennino, coltivazioni "stupefacenti" di canapa indiana

Si moltiplicano le persone che si dedicano a questa attività remunerativa

Le piante di marijuana sequestrate

Le piante di marijuana sequestrate

Modena, 29 settembre 2014 - Non solo spacciatori, ma coltivatori. Le indagini dei carabinieri del comando provinciale di Modena, negli ultimi mesi hanno portato alla luce un fenomeno importante: dalla pianura all’Appennino, si coltiva sempre di più la canapa indiana. In giardino, nei balconi e nelle serre, la coltivazione della pianta da cui si ricava la marijuana è aumentata notevolmente nel Modenese, segno che il traffico illecito ha fatto il salto di qualità, passando direttamente alla produzione ‘in casa’. 

Contestualmente, però, si è intensificata l’attività repressiva dell’Arma, volta a contrastare il settore della produzione e dello spaccio di sostanze stupefacenti e che impegna tutte le Compagnie del territorio: «Le indagini hanno evidenziato come si stia ormai diffondendo la ‘moda’ della coltivazione in proprio della cannabis — spiegano i carabinieri del comando provinciale — L’attenta e costante analisi del fenomeno ha consentito di individuare vere e proprie strategie di contrasto».

Da giugno ad oggi, nel contesto di distinte operazioni portate a termine dalle compagnie carabinieri di Modena, Sassuolo, Carpi e Pavullo anche attraverso monitoraggi effettuati con il supporto aereo del tredicesimo nucleo elicotteri di Forlì, sono state individuate e sequestrate oltre 1800 piante di canapa indiana localizzate in diverse aree della provincia, ed arrestate 33 persone, 23 delle quali di nazionalità italiana. Nella maggior parte dei casi i militari si sono imbattuti in vere e proprie serre, costituite da piante in ottimo stato di maturazione tanto da contenere quasi sempre una elevata quantità di principio attivo, il Thc. Proprio le foto aeree permettono di individuare le piantagioni spesso nascoste da teloni o altri arbusti. 

Anche i dati riferiti al materiale sequestrato nel corso delle perquisizioni (bilancini e materiale per il confezionamento) confermano che la produzione della sostanza stupefacente è stata sempre finalizzata al suo successivo spaccio. I risultati conseguiti evidenziano come, soprattutto tra i giovani italiani, il ricorso alla più remunerativa ‘coltivazione fai da te’ si sia diffuso in alternativa alla necessità di reperire lo stupefacente nei tradizionali ambienti criminali, per sottrarsi al rischio di individuazione da parte delle forze dell’ordine. La mirata azione di contrasto dei carabinieri è inoltre inquadrata in una più ampia attività investigativa del reparto operativo. 

Il sequestro più grosso risale a giugno, quando i carabinieri hanno scoperto a Zocca una piantagione di addirittura 800 esemplari coltivati in tre serre da due individui (arrestati) che avevano messo in piedi un vero e proprio business. Altri arresti e sequestri sono stati messi a segno tra giugno e settembre a Pavullo (35 piante), Carpi, San Cesario e Ravarino (dove sono stati trovati arbusti anche sull’argine del Panaro), Novi, Campogalliano, Fanano, Sestola e Fiorano. I controlli continuano.