
Nell’opera di Giorgio Storchi i consigli per migliorare la città e il riassunto delle nostre tante eccellenze spesso dimenticate.
E’ un piccolo caso letterario, alimentato dal passaparola. Il libro di Giorgio Storchi, storico rappresentante del Partito Repubblicano, sta passando di mano in mano con velocità, nonostante si tratti di una pubblicazione in tiratura limitata (una cinquantina di copie) perché destinata solo ad un pubblico di amici e conoscenti, e non alla vendita. Uno sfizio che Storchi si è voluto togliere con la sua vena autoironica: si intitola "S’io fossi sindaco" e in realtà sarebbe da portare nelle scuole della capitale del distretto ceramico, perché contiene una serie di informazioni storiche che rischiano di andare perdute nell’epoca della fretta digitale. Il volumetto di quasi trecento pagine è un gioco letterario con un fondo molto serio: Storchi si immagina un dialogo allo specchio che inizia prima delle elezioni che poi hanno portato Matteo Mesini ad essere eletto come primo cittadino, e si conclude nel futuro. Nel mezzo ci sono una corposa serie di idee e consigli su piccoli accorgimenti senza una ’targa’ partitica che potrebbero rendere la città migliore, uniti all’orgoglio di essere cresciuti in una terra famosa per le piastrelle, certo, ma anche per la musica, la squadra di calcio e alcune perle artistiche come il Palazzo Ducale o i parchi della città.
Tutte ricchezze che soprattutto i sassolesi danno per scontate, e che invece potrebbero essere trasformate anche in un volano turistico, a saperle valorizzare. Per arrivare alle proposte, pur con un tono leggero, Giorgio Storchi spesso compie un’opera da storico e per certi versi anche da etnografo, nel documentare le origini di luoghi e usanze che in larga parte sono ignorate dagli stessi sassolesi.
Purtroppo.
d. r.