"Smart working, esperimento da rilanciare"

Metà degli impiegati comunali sono tornati in ufficio, l’assessore Cavazza: "Avvieremo un corso di formazione per superarne i limiti".

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A parte gli agenti di polizia municipale, gli assistenti sociali e gli operatori del pronto intervento e della manutenzione che hanno continuato a lavorare, come sempre, all’esterno, il 62% dei dipendenti comunali di tutti i settori (circa 900 persone) hanno potuto usufruire a marzo e aprile dello smart working. Una volta terminata la fase più acuta dell’emergenza Covid-19, la metà di loro ha ripreso a lavorare in ufficio. Ma il dato è destinato a modificarsi a seguito di un "processo di riorganizzazione" che il Comune ha avviato già prima dell’arrivo della pandemia e che si concluderà entro la fine dell’anno.

"Abbiamo cominciato a interrogarci e a sperimentare forme di lavoro agile già nei mesi precedenti, aderendo a un progetto europeo di cui è capofila la Regione Emilia-Romagna sulla trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche – spiega il vicesindaco e assessore al Personale, Gianpietro Cavazza –. Il Covid-19 ha accelerato alcune scelte organizzative e ora siamo nelle condizioni di valutare e di consolidare il meglio della sperimentazione di questi mesi e di riavviare un percorso di riorganizzazione". Un progetto che riguarda tutta l’azienda – in questo caso l’ente pubblico – e non soltanto i lavoratori che in queste settimane hanno trasferito temporaneamente la propria sede di lavoro dentro le quattro mura di casa. Un percorso che ha previsto prima di tutto uno sforzo straordinario dal punto di vista tecnologico, in particolare rispetto al tema della sicurezza della rete dell’ente locale. È seguito un piano di formazione dei lavoratori e una fase di valutazione al fine di rendere strutturale lo smart working. "L’esperienza positiva realizzata in questi mesi – prosegue Cavazza – ci fa dire che lo smart working è un’opportunità importante per il Comune: consente di migliorare la produttività, il senso di appartenenza, il clima aziendale. Inoltre genera un impatto positivo sulla comunità, basti pensare ai benefici sull’ambiente e sul trasporto cittadino. Ma affinché lo smart working possa esprimere al meglio le proprie potenzialità occorre aggiornare la cultura del lavoro: privilegiare il lavoro per obiettivi e in team; considerare i lavoratori non come impiegati che timbrano il cartellino ma professionisti che lavorano al fine di raggiungere dei risultati; creare una cultura della fiducia e della responsabilizzazione".

Superata la fase iniziale dell’emergenza sanitaria, le prossime settimane saranno determinanti per tirare le somme, verificare quello che non ha funzionato e quali migliorie apportare al progetto che aveva già goduto del via libera dei sindacati. Per questo il Comune è già al lavoro per realizzare un percorso di formazione che coinvolga il personale che aspira a partecipare alla sperimentazione e quello che deve sviluppare nuovi strumenti per il coordinamento dell’attività a distanza. L’obiettivo di Cavazza è di "rilanciare la sperimentazione anche alla luce dell’esperienza fatta in questi mesi, valutandone i limiti – per esempio un eccesso di frammentazione nelle relazioni interne e nel coordinamento – ma anche i pregi. Ci sono ambiti, quelli più tipicamente amministrativi, dove abbiamo registrato significativi aumenti di produttività (evidentemente a casa c’erano meno distrazioni e tempi morti nel seguire una pratica) con anche una maggiore soddisfazione del personale". Paolo Tomassone