
Grigory Sokolov, leggendario pianista oggi al teatro comunale di Carpi
Il suo nome è leggenda. Il suo approccio visionario alla musica, la sua introspezione, la concentrazione assoluta e quasi ipnotica con cui affronta ogni pagina rendono Grigory Sokolov uno dei miti viventi del pianoforte. Ed è quindi un evento speciale, quello che il teatro Comunale di Carpi presenta oggi pomeriggio alle 17 per la rassegna domenicale di musica classica: nel suo atteso recital, il grande pianista russo spazierà da alcune perle di musica antica di William Byrd, il maggiore compositore inglese di epoca elisabettiana fino ad alcuni capolavori del periodo romantico, le mazurke di Chopin e le ’Scene della foresta’ di Robert Schumann.
Nato nel 1950 a Leningrado, oggi San Pietroburgo, Sokolov ha rivelato il suo talento già a 16 anni, quando ha conquistato il concorso internazionale Ciajkovskij di Mosca, il più giovane vincitore di sempre. Nel corso della carriera si è esibito con le più prestigiose orchestre, prima di dedicarsi esclusivamente ai recital: tiene circa settanta concerti a stagione, immergendosi completamente in un solo programma, e prima di ogni esibizione è solito trascorrere diverse ore di studio sul palcoscenico per entrare ‘in sintonia’ con il pianoforte che dovrà suonare durante il concerto. Le sue interpretazioni prendono vita con un’intensità profondissima, quasi mistica. E in ogni suo concerto si coglie perfettamente la sua enorme, completa dedizione alla musica.
Il programma del concerto di oggi include anche le quattro mazurke op. 30 e le tre op. 50 di Chopin, una forma compositiva (ispirata alle danze polacche popolari del ‘500, divenute poi danze di corte) a cui il musicista fu sempre molto legato. In questi brani si avvertono tutto il sentimento e l’affetto del ricordo, la malinconia e l’armonia. In più, nell’op. 50 si ‘sente’ l’ultimo Chopin, la ricchezza e le bellezza della sua scrittura più matura. I nove brevi brani che costituiscono le ’Scene della foresta’ furono scritti in pochi giorni da Schumann, tra la fine del 1848 e l’inizio del ‘49: in una sorta di viaggio immaginario nella foresta, si affacciano la natura, i suoi suoni e le sue voci, il ’Paesaggio gioioso’, la ’Canzone di caccia’, i ’Fiori solitari’ e il canto misterioso di un ’Uccello profeta’, fino alla melodia nostalgica dell’’Addio’.