Storchi, Pfm canta De André 45 anni dopo: "Rock e poesia, il nostro omaggio a Faber"

Tutto esaurito per il concerto che ripercorre il tour del 1978: "Scaletta originale con brani rivisitati. I giovani hanno bisogno di parole"

Storchi, Pfm canta De André 45 anni dopo: "Rock e poesia, il nostro omaggio a Faber"

Storchi, Pfm canta De André 45 anni dopo: "Rock e poesia, il nostro omaggio a Faber"

Provenivano da mondi completamente diversi. E il loro incontro fu perfino clamoroso. "Ricordo quando a Fabrizio dicevano: ‘Sei impazzito a metterti a cantare con questi che suonano come dei matti, e con un batterista che spacca tutto’...", sorride Franz Di Cioccio, fondatore e anima della Pfm, la Premiata Forneria Marconi, la prog band italiana più famosa al mondo. Nel 1978 loro avevano già calcato i palchi di tutto il mondo con i loro successi, "Impressioni di settembre", "È festa", "Photos of ghosts" ("Per un amico"), Fabrizio De André era il poeta alla Georges Brassens di "Bocca di rosa", della "Guerra di Piero" e di quella "Canzone di Marinella" che Mina aveva portato al grande pubblico. Decisero di lavorare insieme e ne nacque un tour straordinario che è passato alla storia come i due album che ne conservano testimonianza. A 45 anni dall’evento, la Pfm riporta nei teatri quell’abbraccio fra rock e poesia: il tour "Pfm canta De André Anniversary" sarà domani sera al teatro Storchi, già tutto esaurito. Sul palco tre ospiti d’eccezione: Flavio Premoli, fondatore della Pfm, con la magia delle sue tastiere, Michele Ascolese, chitarrista storico di Faber, e Luca Zabbini, leader dei Barock Project. "Ancor più oggi, con la nostra musica, abbracciamo la meravigliosa parte letteraria di Fabrizio", spiegano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, colonne della Pfm.

È vero che, quando vi incontraste, lui aveva quasi deciso di ritirarsi?

Franz: "Sì, ci vedemmo in Sardegna. Con lui avevamo lavorato già anni prima per ‘La Buona Novella’, ma allora, nel 1978, aveva quasi deciso di lasciare l’attività per fare solo il contadino. Passammo del tempo con lui, venne ad assistere a un nostro concerto. E si convinse a rimettersi in viaggio con noi".

Allora, 45 anni fa, qualcuno però storse il naso...

Franz: "Perché sembrava incredibile che potessimo stare insieme. Invece, quando ne parlammo con Fabrizio, lui rispose in genovese: ‘Belìn, se mi dicono che non devo farlo, allora lo faccio!’. E credo che anche lui abbia riscoperto le sue canzoni: prima di allora, aveva un approccio molto ‘lieve’ e minimalista alla sua musica, la prevalenza era per la poesia del testo, e con noi si rese conto della potenza e dell’importanza della musica. Penso che i nostri arrangiamenti e il tour lo abbiano reso un artista ancor più popolare". Com’era Faber?

Patrick: "Un genio assoluto, un uomo informato su tutto e con doti di natura spaziali. Si preparava con una precisione e uno scrupolo incredibili, studiava sempre".

Franz: "A volte era ancora sveglio alle 4 di notte per leggere quattro o cinque libri. Quando decidemmo di lavorare insieme, si entusiasmò al progetto e lo portò avanti con passione, nel migliore dei modi".

Il concerto riproduce il tour del 1978 - 79?

Patrick: "Riprendiamo la scaletta originale e abbiamo aggiunto, nella parte centrale, alcuni brani tratti da ‘La Buona Novella’, completamente rivisitati da noi, con un approccio più ‘spinto’ dal punto di vista musicale. È il nostro regalo a Fabrizio per gli anni trascorsi insieme".

Quel tour è di 45 anni fa. Oggi anche i giovani possono scoprirlo...

Franz: "Proprio così. Oggi i giovani sono abituati a uno standard, e restano colpiti da questi brani che non sono standard". Patrick: "E poi oggi i giovani hanno bisogno di parole, perché non le hanno. Si parlano con i telefonini, non dialogano. Quando noi abbiamo iniziato a suonare, di parole ne avevamo fin troppe, le assemblee, le grandi adunate, ed era la musica a tenerci insieme perfino fra nazioni diverse: oggi invece penso che ai ragazzi servano proprio le parole, e lo vediamo in questo tour. La musica è sempre stata una medicina totale".

Siete stati inclusi fra le band migliori del mondo. Cosa significa essere ‘icone’ della musica?

Franz: "Vuol dire fare ogni cosa al massimo. Non abbiamo mai dovuto convincere nessuno, e tanto più oggi facciamo soltanto ciò che sentiamo e che ci piace".

Patrick: "Siamo sempre stati musicisti puri. Che lo facessimo davanti a 50 persone o al Madison Square Garden, siamo sempre stati felici di suonare. E lo siamo ancora".