Strage di Corinaldo, il ricettatore patteggia

Il 65enne titolare di un Compro Oro a Castelfranco era accusato di aver accettato preziosi rubata una trentina di volte

Secondo le accuse ha ricettato i gioielli sporchi di sangue in almeno trenta occasioni. Ha scelto la strada del patteggiamento

Andrea Balugani, il 65enne titolare del ‘Compro Oro’ di Castelfranco accusato di essere il ricettatore ufficiale della banda dello spray. Parliamo dei giovani Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Moez Akari, Raffaele Mormone, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah accusati di aver provocato la morte di sei persone schiacciate nella calca nella discoteca La Lanterna Azzurra a Corinaldo lo scorso 8 dicembre.

Balugani, accusato di associazione a delinquere e ricettazione appunto è comparso lunedì davanti al gip di Ancona che ha stabilito per il commerciante una pena di poco inferiore ai cinque anni. Ora si va verso la chiusura indagini per i giovani componenti della banda e pare che la procura di Ancona sia orientata verso la richiesta di giudizio immediato. Agli indagati sono stati contestati almeno cento colpi tra furti e rapine nei locali del centro-nord Italia. Balugani al momento è sottoposto ai domiciliari in attesa che la sentenza passi in giudicato. Dopo di che il ‘caso’ passerà nelle mani del tribunale di sorveglianza di Bologna. Al momento sulla pena patteggiata vige lo stretto riserbo da parte della difesa. «La nostra pena potrebbe influire sulle scelte degli altri – spiega l’avvocato di Balugani Federico Brausi – la posizione del mio assistito è stata stralciata e definita lunedì con rito alternativo. La difesa in questo momento non intende rilasciare dichiarazioni nè commentare in attesa della chiusura delle indagini del procedimento principale». Nel corso dell’interrogatorio il commerciante aveva spiegato come la banda inviasse amici di amici al fine di lasciargli un messaggio, nel caso in cui si fosse rifiutato di acquistare i gioielli. «Tu non sai con chi hai a che fare...’, mi dicevano citando Ugo, il figlio del boss. Sospetti? Si, ne avevo ma ho smesso di chiedere documenti e fare domande... Ho scelto il male minore», aveva dichiarato. Balugani, però, ha sempre sottolineato le proprie distanze dal gruppo e dalle loro modalità. Ma secondo le accuse il ruolo del titolare dell’esercizio nella banda era chiara: sarebbe stato consapevole della provenienza di quei gioielli.