REDAZIONE MODENA

"Strage in miniera, non dimentichiamo le vittime"

Oggi ricorre il centesimo anniversario dell’esplosione di Dawson (Usa) che inghiottì 123 vite, tra cui due giovani di Pievepelago e Fiumalbo

"Strage in miniera, non dimentichiamo le vittime"

Dawson, un nome che evoca tragedie, morti, feriti, sudore, sofferenza. In questo paese del New Messico, oggi ‘città fantasma’, agli inizi del secolo scorso era attiva una fiorente miniera di carbone che richiamò tante braccia da paesi lontani. Durante i primi decenni vi si verificarono più disgrazie, due delle quali molto gravi, che contarono quaranta vittime del nostro Appennino, giovani emigrati laggiù in cerca di una vita migliore. Oggi ricorre il centenario dell’esplosione avvenuta l’8 febbraio 1923. Quel giorno si contarono 123 morti, una ventina italiani. Fra questi, i modenesi Pacifico Santi di Fiumalbo, 31 anni, già scampato alla disgrazia del 1913, e Luigi Cassai nato a Pievepelago nel 1896. Nell’esplosione del 1913, avvenuta il 22 ottobre, furono 263 le vittime, 140 quelle italiane, 38 delle quali dell’Appenino modenese: 17 di Fiumalbo (11 dei quali della frazione Rotari), 15 di Monfestino, 3 di Pievepelago, 2 di Riolunato e 1 di Fanano. "Ricordare le vittime modenesi della tragedia del New Mexico è un atto doveroso verso le nostre comunità e per tutti i nostri concittadini che un secolo fa emigrarono negli Stati Uniti in cerca di lavoro e riscatto – ha commentato Fabio Braglia, presidente della Provincia –. Questa tragedia non va dimenticata e come amministrazione provinciale vogliamo riscoprire e onorare la memoria delle vittime modenesi.

É mia intenzione promuovere presto iniziative per rendere loro il giusto omaggio". Questa mattina, nel cimitero di Dawson, dove sono disseminate 386 croci di metallo bianche, nel corso della commemorazione, come fa sapere Manlio Badiali di Serramazzoni, che a Dawson perse alcuni parenti, saranno letti i nomi di tutti i morti delle due disgrazie minerarie. Il sindaco di Pievepelago e quello di Fiumalbo hanno inviato un messaggio di partecipazione e così anche la Regione e la Consulta Emiliano Romagnoli nel mondo.

Anni fa, negli Stati Uniti d’America intervistammo Walter Santi, figlio di Francesco Santi, emigrante di Rotari di Fiumalbo minatore a Dawson, che non fu coinvolto nella tragedia del 1913 perché aveva cambiato lavoro poco tempo prima. In quella disgrazia perse tre fratelli: Raimondo di 23 anni, Egisto di 19, Angelo di 16, e cinque cugini. Ci disse: "Mio padre raccontava poco dei disastri della miniera di Dawson. Tutti volevano dimenticare, volevano andare avanti. Dopo la disgrazia del 1923 i minatori e le loro famiglie se ne andarono in altre parti d’America: ‘Questo – dissero – non è un posto per viverci’". Sul nostro Appennino due monumenti ricordano le vittime della miniera di Dawson: uno al cimitero di Rotari di Fiumalbo, l’altro a S. Dalmazio di Serramazzoni.

Walter Bellisi