Modena, dimissioni da stress sul lavoro. "Ormai è emergenza"

La Cgil: "L’occupazione diventa un incubo e c’è chi dice basta"

Stress da lavoro in crescita

Stress da lavoro in crescita

Modena, 10 dicembre 2018 - «Basta, mi licenzio». Prestazioni più intense, troppi straordinari e carichi di lavoro, sempre più difficoltà a conciliare lavoro, casa, famiglia e, nonostante i tempi duri per far quadrare il bilancio, c’è chi dopo lunghi mesi di riflessione getta la spugna e si licenza. «Lavoravo in banca, e mi sentivo maltrattata dal datore di lavoro che scaricava sulla mia scrivania pratiche su pratiche, e lo stress emotivo rischiava di compromettere la mia salute. Mi reputo fortunata perché mio marito mi ha capito e al contempo spronato a stare a casa; oggi sono una donna nuova, rinuncio ai week end e a qualche abito in più ma non rimpiango nulla», racconta in anonimato l’ex impiegata di un istituto di credito.

Stesse motivazioni per una impiegata di primo livello di una multinazionale biomedicale e per la dipendente di una multiutility modenese: «Lavoro, figli, famiglia, ho scelto». Sono donne con figli, di età compresa tra i 45 e i 55 anni. Sono solo alcuni degli esempi di un fenomeno in aumento secondo le statistiche nazionali, al punto che nei giorni scorsi anche la Cassazione è entrata nel merito del problema con una sentenza destinata a fare scuola.

«Se il lavoratore vive in un contesto ambientale connotato da forte stress e insoddisfazione, sono nulle, secondo la Suprema Corte, le dimissioni del lavoratore esposto a una condizione transitoria di notevole turbamento psichico che impedisca la formazione di una volontà cosciente e consapevole sulle effettive conseguenze che derivano dalla rinunzia al posto di lavoro». Una decisione, quella del licenziamento, mai presa però d’impeto, ma meditata, sofferta, e comunque decisa sempre col sostegno della famiglia.

La Cgil dà un nome a questa tipologia di congedo prematuro, che non guarda in faccia allo stipendio che viene meno: ‘stress lavoro correlato’. «Nel 2016 – sottolinea Erminio Veronesi, responsabile ‘Sicurezza’ Cgil Modena, abbiamo trattato 26 casi, nel 2017 27 casi e nell’anno in corso l’Ufficio ‘Risarcimento Danni’ del Dipartimento salute e sicurezza Cgil sta già seguendo 15 casi di cui undici per stress da lavoro correlato; di questi 11 nove sono donne e 2 uomini. Oltre a 4 casi di mobbing ai danni di lavoratori maschi. Sono tuttavia numeri e statistiche interne, perché – continua Veronesi – a nostro parere i casi sono tanti di più a livello provinciale ma purtroppo c’è chi non bussa ai nostri sportelli per chiedere l’aiuto necessario. Se un lavoratore fatica a conciliare i tempi di lavoro con quelli del vivere quotidiano, prima di licenziarsi – sottolinea Veronesi – dovrebbe consultarci perché in determinati casi la causa va ricercata nell’inadempienza del datore di lavoro alle clausole del contratto di lavoro. Il lavoratore quindi può richiedere una verifica della sua situazione lavorativa ai nostri uffici (Dipartimento Salute e Sicurezza) nonché presso   i Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro delle Asl. Spesso, tuttavia, si preferisce la strada all’apparenza più facile, il licenziamento, anche perché a volte – commenta Veronesi – i casi di licenziamento ‘stress correlati’ vanno a braccetto con il mobbing, anche se di gran lunga differenti. Se il lavoratore subisce comportamenti che reputa intimidatori preferisce cessare l’attività di punto in bianco».

I settori più a rischio? Tutti o quasi. Secondo la Cgil, infatti, non vi sarebbero settori più o meno a rischio, «il problema è trasversale – puntualizza Veronesi – ma soprattutto dove si lavora a turni e dove l’intensità del lavoro è molto alta e non permette di conciliare tempi di vita e di lavoro. Quindi – conclude – tutti i comparti sono interessati, anche quelli dei servizi».