
L’ingegnere 50enne Paltrinieri
Modena, 21 gennaio 2025 – Si è svolta ieri l’autopsia sul corpo di Andrea Paltrinieri, l’ingegnere modenese 50enne finito in carcere un anno fa per il brutale omicidio della moglie 40enne Anna Sviridenko e morto suicida in carcere. Infatti la procura ha aperto un fascicolo – per ora contro ignoti – per la morte di Paltrinieri ipotizzando l’istigazione al suicidio e ieri mattina ha nominato i periti. Per la famiglia di Anna Sviridenko, i legali hanno dato incarico alla dottoressa Silvestri. Come noto Paltrinieri uccise la moglie, specializzanda modello di radiologia al Policlinico e medico nucleare all’ospedale di Innsbruck soffocandola; dopo di che – lo scorso giugno – caricò il cadavere della giovane mamma in un furgone e si consegnò ai carabinieri.
Lo scorso 7 gennaio, però, l’uomo si è tolto la vita in carcere inalando gas dal fornellino elettrico utilizzato dai detenuti per scaldare gli alimenti.
La procura ha sottoposto a sequestro anche gli scritti lasciati dal 50enne, alcuni dei quali indirizzati ai familiari e il cui contenuto è al momento riservato. Come noto nel giro di venti giorni e con le stesse modalità – inalazione di gas – sono morti al Sant’Anna ben tre detenuti. La ‘storia’ di Paltrinieri, però, ha portato la procura a decidere di indagare a fondo sul contesto che ha avuto come epilogo il tragico gesto.
Infatti nei mesi estivi il 50enne era stato selvaggiamente pestato da altri detenuti ma pare che l’ingegnere fosse stato anche di recente oggetto di critiche e insulti da parte degli altri detenuti proprio in conseguenza al terribile gesto commesso ai danni della moglie, mamma di due bambini piccoli ora affidati ai nonni materni.
Ieri si è svolta dunque l’autopsia che potrà fornire i primi elementi utili alle indagini. Nonostante la ‘delicatezza’ del caso, però, Paltrinieri non era più nella sezione ’protetti’. "Paltrinieri non era nei ’protetti’ per una questione di sovraffollamento – conferma Roberto Cavalieri, garante regionale dei detenuti –. C’erano stati episodi in cui aveva avuto problemi sul piano dei ‘rapporti’ con i detenuti, che lo avevano giudicato per il gesto commesso. Questo era accaduto sia nella sezione ‘protetti’ che in quelle successive. Il detenuto era stato spostato quindi in una situazione più favorevole a lui, nell’ottava sezione a ’trattamento intensificato’; da un certo punto di vista anche meglio della sezione ’protetti’ – afferma Cavalieri –. Il problema di fondo è che più di dov’era collocato, è che era incensurato e causa sovraffollamento questi soggetti più fragili sono maggiormente esposti a questi pericoli. Il punto è che manca il personale per garantire determinate attenzioni e controlli.
Insieme alla garante De Fazio – prosegue – abbiamo fatto venerdì scorso un incontro anche alla presenza dell’Ausl, discutendo su alcuni punti che dobbiamo ancora formalizzare. Abbiamo fatto osservazioni per migliorare la gestione dei detenuti, puntualizzando alcune questioni dove abbiamo chiesto alla dirigenza e all’Ausl di aumentare il tenore del servizio erogato".