
Il sindaco Alberto Greco rilancia le preoccupazioni sul futuro dell’ospedale Santa Maria Bianca, che permangono in particolare sul Punto nascite – formalmente chiuso temporaneamente ma di recente svuotato – e accusa che lo stop ai parti a Mirandola è stata una scelta politica senza attendere il parere del governo sulla richiesta di deroga.
Sindaco, cosa pensa delle rassicurazioni fornite su Punto nascite dal presidente Ucman?
"Il presidente Alberto Calciolari è una persona con la quale non è mai mancato il dialogo ma sul Santa Maria Bianca abbiamo approccio e visione agli antipodi. Ritengo sia finito il tempo delle rassicurazioni. Pur partendo dal presupposto che le amministrazioni locali hanno possibilità decisionale quasi nulla in materia, l’attuale situazione di incertezza e progressivo depauperamento dei servizi sanitari sul territorio, richiede chiarezza e trasparenza da parte dell’Ausl. I cittadini della Bassa sono stanchi di artifici retorici: vogliono capire cosa ne sarà del loro ospedale. Ed è una preoccupazione che condivido con loro".
Eravate a conoscenza del trasferimento al Ramazzini di materiali e attrezzature della Sala parto?
"No. La mia sincera speranza è che, quanto dichiarato da Ausl, corrisponda ad una reale volontà di riaprire il reparto, ma i fatti sembrerebbero dimostrare il contrario".
Come è la situazione della deroga ai 500 parti che deve autorizzare il Ministero? Sarà poi sufficiente?
"La deroga triennale è scaduta a fine 2019. La richiesta di rinnovo della stessa da parte della Regione – con parere tecnico scientifico negativo – è avvenuta a fine 2022, cioè con tre anni di ritardo, e il Punto nascite è stato chiuso da Ausl e Regione prima ancora che il Ministero si fosse espresso. La chiusura è stata una scelta politica, presa a prescindere dalla decisione ministeriale. Fino a qualche anno fa a Mirandola partorivano più di 500 mamme, ma si è deciso di ridurre le casistiche e di indirizzare i parti altrove. Non è questione solo di numeri, poiché bisogna considerare l’accessibilità ai servizi sanitari, come ad esempio le strade di collegamento e i ponti che vengono chiusi ogni volta che piove".
Che dialogo c’è tra lei, Mirandola, e la direttrice di distretto?
"Fra me e la dottoressa Ferraresi si è sviluppato un buon rapporto, fatto di un dialogo frequente e genuina franchezza. Siamo concordi su vari punti e sulle modalità d’azione, peccato che i sindaci – in materia di ospedali – possano arrivare solo fino ad un certo punto...".
Lei fa parte della Conferenza territoriale sociale sanitaria. Si è mai confrontato con la direzione generale Ausl su investimenti per Mirandola?
"Mi si permetta di specificare che, riguardo a Punto nascite, Cardiologia e Pronto soccorso del Santa Maria Bianca, gli esempi più recenti e dolorosi, un dialogo, inteso come confronto precedente a decisioni da prendere in materia, non c’è mai realmente stato. Si parla, e tanto, questo sì, ma la percezione è che si giunga alle riunioni con le decisioni già prese e che il CTSS sia, di fatto, solamente un luogo nel quale spiegare le direttive impartite dalla Regione". C’è un piano di potenziamento dell’ospedale?
"Questa domanda va posta all’assessore di riferimento regionale o direttamente al presidente Bonaccini. I sindaci – purtroppo – hanno potere limitatissimo in materia di sanità. Quando si chiudono dei reparti o si riducono i servizi non c’è potenziamento".
Al.g.