"Troppi furti, valuto di chiudere l’azienda"

San Felice, la denuncia di Luisa Sgarbi della Stir-Tre: "Tre colpi negli ultimi nove mesi nonostante gli ingenti investimenti in sicurezza"

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"Ancora sei mesi, giusto il tempo di adempiere all’ultimo contratto, poi valuterò se mantenere aperto o meno". È amaro il tono di Luisa Sgarbi (nella foto), titolare dell’azienda di San Felice sul Panaro Stir-Tre: cinque furti dal 2018 ad oggi, di cui tre negli ultimi nove mesi, con la razzia del 14 aprile che ha comportato un ammanco di ventimila euro: "Ce ne sarebbe abbastanza per demoralizzare anche gli spiriti più forti", commenta l’imprenditrice, da trentacinque anni impegnata nel settore dello stiro e del finissaggio per importanti case di moda. Una storia professionale di lungo corso, quindi, in grado di attraversare senza eccessive turbolenze il sisma, la pandemia e infine la guerra, ma che di fronte al furore dilagante della delinquenza, si trova senza tutele. "Ho investito moltissimo nella sicurezza dello stabile", racconta Luisa Sgarbi, "sborsando cinquantamila euro per telecamere, sistemi antintrusione e antifurti. Non sono serviti a nulla: più provavo a rafforzare le difese dell’edificio, più le effrazioni si facevano violente. L’ultima volta, i malviventi hanno veramente spaccato tutto. Del resto, la zona in cui l’azienda è situata, si presta facilmente ad episodi di criminalità". Stir-Tre è infatti collocata in via Lavacchi, una strada afferente alla zona industriale di San Felice, popolata quindi nelle ore diurne da operai e impiegati, ma totalmente abbandonata di notte. "L’area viene saltuariamente visitata dalle guardie giurate", prosegue l’imprenditrice, "ma non è sufficiente. I furti avvengono con puntualità svizzera. Avevo proposto ai titolari delle attività circostanti l’assunzione di un agente di sicurezza che presidiasse il perimetro, ma non è nel loro interesse. Non custodiscono merce di valore come noi". Al momento, nonostante siano stati effettuati rilievi a seguito delle effrazioni, le forze dell’ordine non sono ancora riuscite a reperire la merce sottratta, né, tantomeno, a individuare i responsabili. "Ritengo che si tratti di bande di criminali provenienti dall’Est Europa", ipotizza Luisa Sgarbi, "dato che diversi capi tracciabili sono stati rinvenuti in Moldavia e Romania. Si tratta di delinquenti ben organizzati". L’imprenditrice non ha tuttavia speranze circa una risoluzione positiva del caso. "Quale fiducia si può accordare alla giustizia italiana? Non c’è certezza della pena, questi malviventi delinquono impunemente".

Marcello Benassi