«Uccisa e bruciata in auto Carcere a vita per il marito»

Omicidio della 37enne Ghizlan El Hadraoui, la procura chiede l’ergastolo La sentenza, con il rito abbreviato, dovrebbe arrivare giovedì prossimo

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di Valentina Reggiani

Accoltellò la ex moglie alle spalle poi trasportò il cadavere in auto, fino a raggiungere un’area isolata per poi bruciare il corpo. Un tentativo di cancellare le tracce del brutale omicidio così come il ricordo della giovane donna, mamma dei suoi due bambini. Il pm Luca Guerzoni ha chiesto l’ergastolo ieri per il 50enne marocchino Khalil Laamane (nella foto a destra), accusato di aver ucciso a coltellate sotto casa, lo scorso febbraio la moglie Ghizlan El Hadraoui, 37enne, il cui cadavere è stato poi trovato carbonizzato in via Cavazza dentro la sua vettura. La sentenza sarà pronunciata, con il rito abbreviato, giovedì prossimo dal giudice Barbara Malvasi. Ieri la difesa, rappresentata dall’avvocato Giovanni Gibertini, ha chiesto l’esclusione dell’aggravante della premeditazione, contestata all’imputato. Secondo la difesa, infatti, il 50enne, l’uomo, al centro di una ‘crisi matrimoniale’, avrebbe agito di impulso: aver avvicinato la vittima, averla attinta con sette coltellate alla schiena per poi cercare di bruciarne il cadavere rappresenterebbero modalità stesse dell’omicidio e non la conferma, come sostiene invece l’accusa, della premeditazione. Spetterà al giudice pronunciarsi in merito. Parti civili al processo il tutore dei due minori figli della vittima, ovvero il servizio sociale di Modena, due fratelli di Ghizlan e l’associazione casa delle donne contro la violenza Onlus. La stessa si era precedentemente costituita nell’ambito del processo contro Raffaele Esposito, l’ex cuoco di 34 anni, accusato di aver ucciso la prostituta 31enne Nicoleta Vasilica (il suo corpo fu trovato carbonizzato nel settembre del 2018 a San Donnino), di aver violentato una 28enne a Zocca e del tentativo di sequestro di un’altra giovane. Esposito a novembre è stato condannato all’ergastolo nell’udienza che si è svolta in tribunale con il rito abbreviato.

Erano le 11 del mattino dello scorso 6 febbraio quando una pattuglia dei carabinieri di Sassuolo in borghese notò del fumo fuoriuscire da una vettura posteggiata al di là dell’inceneritore. Quando, con un dilatatore meccanico, i vigili del fuoco forzarono la portiera posteriore, la violenza del delitto emerse in tutta la sua drammaticità: il corpo di Ghizlan era carbonizzato; ‘accucciato’ sotto al sedile posteriore dove era stato probabilmente sistemato dall’assassino affinchè non fosse visibile durante il tragitto. Lei, Ghizlan, aveva denunciato l’ex marito violento dopo anni di vessazioni e minacce ma la sua richiesta d’aiuto, purtroppo, non è servita a salvarle la vita. Le indagini incastrarono subito il 50enne, fornendo dettagli inquietanti sulla modalità del delitto, legato alla mancata accettazione, da parte dell’uomo, della separazione. Oltre al portachiavi della vittima ritrovato sul luogo del delitto, a fornire elementi fondamentali le immagini delle telecamere di alcuni capannoni industriali nella zona di via Finzi, vicino a via Cavazza. Nei filmati, infatti, gli uomini della squadra mobile notarono con chiarezza la presenza dell’uomo nell’area e in orario compatibile con quello del delitto. A seguito degli accertamenti tecnici, inoltre, gli inquirenti rilevarono tracce biologiche nell’auto di Laamane, nonostante l’uomo avesse tentato di cancellarle. Il marocchino è accusato di omicidio volontario pluriaggravato anche dalla premeditazione e dichiarato perfettamente in grado di intendere e volere.