
Nella palestra dell’ospedale di Baggiovara lo spettacolo finale del percorso ’Tracce di Frida’. Coinvolte pazienti con patologie infiammatorie intestinali. "Andiamo oltre la diagnosi".
Modena, 26 gennaio 2025 – La danza come strumento di cura, crescita e trasformazione interiore: è questo, in sintesi, il significato di "Tracce di Frida: il corpo resiliente", un laboratorio ispirato alla figura di Frida Kahlo, la pittrice che seppe trasformare il proprio dolore in un linguaggio artistico universale, e dedicato a donne affette da Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Mici). La restituzione finale di questa iniziativa, nata dalla collaborazione tra l’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Modena e la Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto, si è tenuta venerdì nella palestra dell’ospedale di Baggiovara e ha coinvolto 8 pazienti (12 in totale quelle che hanno partecipato ai laboratori). Ideato dalla coreografa Lara Guidetti nell’ambito del progetto di umanizzazione delle cure promosso dall’AOU di Modena, il laboratorio ha l’obiettivo di guardare alla persona oltre la malattia e favorire una condivisione che aiuti le pazienti a superare l’isolamento, spesso vissuto da chi è affetto dalle MICI. Il percorso, inoltre, mira a supportare le pazienti nell’affrontare le sfide quotidiane legate alle malattie e alle loro complicanze chirurgiche e reumatologiche. Attraverso otto incontri di due ore ciascuno, condotti dalla stessa Guidetti nella palestra di Medicina Riabilitativa dell’Ospedale di Baggiovara, le partecipanti hanno intrapreso un percorso di condivisione, amicizia ed esplorazione creativa. Inizialmente si sono conosciute e hanno condiviso le proprie storie, per poi lavorare insieme, incontro dopo incontro, alla creazione dello spettacolo. La danza è stata utilizzata come strumento per ristabilire una connessione positiva con il proprio corpo, spesso segnato dalla malattia e dagli interventi chirurgici. Il movimento, la consapevolezza e il gioco sono diventati mezzi per alleviare i sintomi, ridurre lo stress e migliorare la percezione di sé.
Lo spettacolo ha visto anche l’esposizione degli autoritratti creati dalle donne, ispirati all’opera di Frida Kahlo e la proiezione di un video-racconto realizzato dal regista Andrea Mafrica. Un momento toccante, per uno spettacolo interattivo che ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone tra parenti e amici delle pazienti. "Se questi sono i risultati – ha commentato, commosso, il dg uscente Claudio Vagnini – non possiamo fare altro che andare avanti. Capisco la difficoltà di molti nel comprendere il senso di queste attività perché non si tratta di iniziative della medicina ufficiale, ma di pratiche aggiuntive. Ma non basta più concentrarsi esclusivamente sulla malattia: dobbiamo guardare la persona nel suo insieme". Un’iniziativa che, come ha sottolineato la vicesindaca e assessora alla Salute, Francesca Maletti, ha un grande impatto sulla psiche, sul fisico e sulla socialità. "Non si può ridurre il paziente – le parole della vicesindaca – alla sua patologia. Certo, quando si affrontano alcune situazioni ci si sente diversi e alcune cose non si riescono più a fare. Bisogna imparare ad ascoltare e accettare il proprio corpo. Iniziative come questa sono fondamentali per mettere la persona nella sua globalità al centro delle cure mediche". Al Centro MICI dell’Aou, un team multidisciplinare con gastroenterologi e reumatologi segue oltre 2.000 pazienti tra diagnosi, trattamento e supporto.