"Un altro mese senza sci. Grandissima delusione"

Il Consorzio Cimone: "Continuiamo a spendere (senza introiti) per essere pronti quando ci sarà il via libera. E nella speranza di riaprire avevamo anche assunto"

Impianti da sci

Impianti da sci

di Walter Bellisi

Nuovo stop all’apertura degli impianti sciistici ed ennesima delusione per gestori, albergatori e quanti vivono di turismo e sport invernali. Non si può parlare di doccia fredda nel gelo e nella spessa coltre nevosa del Cimone, perché da alcuni giorni era nell’aria la possibilità che il 18 gennaio non sarebbe arrivato il via libera allo sci. Tutto rinviato quindi al 15 febbraio come previsto dalla bozza del Dpcm in vigore da oggi. Un mese di ulteriore chiusura degli impianti farà acuire la già profonda crisi di un settore che durante la stagione invernale è il traino dell’economia di un vasto territorio.

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"É una grossa delusione, noi eravamo pronti per aprire il 18 gennaio, come lo eravamo per il 7 gennaio – dice Luciano Magnani, presidente del Consorzio Cimone –. Continuiamo a sostenere costi per essere pronti quando ci daranno il via. L’assurdità è che continuiamo a farlo senza avere, però, introiti. Se prima era seria, ora la situazione lo è ancora di più. I dipendenti sono da pagare, perché abbiamo fatto assunzioni in vista della riapertura del 18, le piste sono da mantenere…". Sul Cimone, tutti i 50 chilometri di piste e i raccordi sono in perfette condizioni con una coltre di neve spessa di oltre due metri. Una situazione invidiabile che non si riscontra di frequente.

Al Consorzio Cimone auspicano l’arrivo di aiuti dallo Stato e dalla Regione, ma altri spauracchi sono in agguato. Come il crollo psicologico dei gestori e la disaffezione allo sci. "Finché vedevi una luce, la possibilità di aprire, avevi una speranza, ma questi continui rinvii esasperano, demoralizzano – dice Magnani, che su un foglietto ha annotato l’entità dei mancati incassi – Ora abbiamo già perso il 40 per cento – spiega – e, a fine stagione, se andrà bene potendo aprire il 15 febbraio, faremo il 30 per cento del totale degli incassi degli altri anni. Purtroppo veniamo dalla stagione 2019- 2020 negativa. Se almeno quella fosse stata positiva ora avremmo qualche problema in meno. In questa parte di gestione corrente abbiamo già perso oltre 2 milioni e 500 mila euro di incassi". L’altra preoccupazione di Magnani è che "un anno senza poter sciare può indurre sciatori a scegliere altri sport, altri passatempi, a cambiare abitudini, e sarà difficile – sottolinea – poterli recuperare in futuro".

Sul Cimone, ma è cosa comune anche nelle altre stazioni invernali, l’economia la fanno girare gli impianti sciistici. Le ciaspole e lo sci alpino sono state la novità di quest’inverno, hanno portato persone sulla neve che per il loro numero esiguo, però, contribuiscono minimamente a dare ossigeno all’economia. Il rinvio al 15 febbraio dell’apertura degli impianti è un’altra mazzata anche per gli albergatori. Luca Biolchini, della Locanda Zita a Vesale di Sestola, presidente del Consorzio Albergatori Cimone Holiday, dice: "Siamo in ginocchio. Ci sono alberghi che non hanno nemmeno riaperto anche se avrebbero potuto farlo, ma se le persone non possono spostarsi e se gli impianti sono chiusi è inutile aprire, ti ritrovi soltanto dei costi da sostenere".