
Lucilla Giagnoni in Magnificat (foto di Bianca Pizzimenti)
Il ‘Magnificat’ con l’attrice e sceneggiatrice Lucilla Giagnoni sarà protagonista stasera alle 21 all’Auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, nell’ambito della stagione teatrale a cura di ATER Fondazione. Giagnoni porta in scena il suo monologo, scritto dall’attrice stessa con Maria Rosa Pantè, e accompagnato dalla musica di Paolo Pizzimenti. Una sorta di evocativo viaggio alle origini degli archetipi di femminile e maschile che rappresenta il terzo capitolo della sua ‘Trilogia dell’umanità’, uno spettacolo in cui si intrecciano riflessione, poesia e ironia.
Giagnoni, com’è nato il monologo?
"Volevo tracciare un percorso alle origini degli archetipi di femminile e maschile, un viaggio dagli antichi miti alla storia del Cristianesimo e delle religioni alla scoperta del femminile come forza rigeneratrice del mondo. ‘Femminile’ e ‘Maschile’ sono due archetipi, ossia stanno alle origini di ogni pensiero conscio e inconscio: quello maschile, del guerriero, come forza del fare, del lottare e quello femminile, capace di creare connessioni e relazioni". Terzo capitolo della ‘Trilogia dell’Umanità’…
"Dopo la ‘Divina Commedia’ con ‘Vergine Madre’, la ‘Genesi’ e l’‘Apocalisse’, che costituiscono la ‘Trilogia della Spiritualità’, ho pensato alle ‘favole’, con la ‘Trilogia dell’Umanità’: ‘Ecce Homo’ sull’evoluzione umana, ‘Furiosamente’ sull’energia maschile e, appunto, ‘Magnificat’ su quella femminile. Un monologo dedicato alle fanciulle che si stanno risvegliando e che facendo la loro parte cambieranno il mondo".
Che legame ha ‘Magnificat’ con la ‘Divina Commedia’?
"Il mio lavoro di ricerca inizia con ‘Vergine Madre’, con cui apro la ‘Trilogia della Spiritualità’: canti, commenti e racconti di un’anima in cerca di salvezza dalla ‘Divina Commedia’ di Dante Alighieri. ‘Magnificat’ è intimamente legato alla ‘Divina Commedia’: la voce di Dante è bene incarnata da quella femminile, è voce di anima, lui cerca una donna, Beatrice, e Virgilio incarna la poesia. In ‘Magnificat’ c’è un rovesciamento dei valori: c’è un rifarsi al Salmo che letterariamente e poeticamente è attribuito ad una fanciulla vergine. E questo consente anche di dare una risposta a questa condizione irrisolta: le generazioni, ossia la storia, il nostro agire, dovranno d’ora in poi riconoscere tutto questo. Solo se dalla terra riemergerà il ‘Femminile’, ci sarà una possibilità per tutti di futura convivenza, non solo nella sopravvivenza, ma nella beatitudine, cioè nella felicità. E in chiusura il messaggio di speranza più bello: che la parte femminile e quella maschile del mondo possano riunirsi, collaborando insieme per il bene di tutti".