
"La carta di identità elettronica è un diritto di tutti essendo un documento ufficiale? La risposta dovrebbe essere scontata: sì. Eppure, non è così". Erika Borellini, 27 anni, prossima alla laurea magistrale in Ingegneria elettronica, è una caregiver: da otto anni si prende cura della madre Lorenza, colpita da aneurisma celebrale nel 2013. "Mia madre, ad esempio, disabile, non ha diritto alla carta d’identità digitale perché le sue fotografie non sono riconosciute come ‘volto’ dal software".
Erika ha affidato ai social il suo sfogo, ed è stata ‘sommersa’ dai commenti di tantissime altre persone che hanno riscontrato il suo stesso problema. "Qualche giorno fa – racconta – siamo andati all’anagrafe del mio comune, Novi di Modena, per rifare la carta di identità di mia madre che ormai si era usurata essendo ancora in formato cartaceo. Rifarla in forma digitale non è solo uno ‘sfizio’ ma garantisce una serie di possibilità come poter attivare lo Spid ma soprattutto poter ricevere i dati per accedere ad una serie di servizi. Abbiamo portato con noi una chiavetta con varie foto di mamma, – spiega la caregiver – pensavamo fosse una procedura di normale routine, invece non è stato così. Evidentemente il software che viene utilizzato per fare la carta elettronica è stato fatto da qualcuno che non ha tenuto conto delle persone con disabilità, che possono avere delle deformità, dei problemi di attenzione o altro. In sostanza: per fare la carta di identità digitale occorre avere un viso simmetrico, sguardo dritto, nessuna ombra ed essere esattamente frontale. Altrimenti la foto non viene accettata dal sistema e si è costretti a fare quella cartacea, senza così poter ricevere i dati per accedere a certi servizi. – sottolinea Erika – Così è successo per mamma: nessuna foto andava bene in quanto il viso è a tre quarti. Abbiamo provato a fargliela con il cellulare, ma il software le ha respinte tutte: mamma ha avuto un ictus, il suo viso non è simmetrico, drizzarle il collo le reca dolore e lo sguardo resta laterale. E’ allucinante che nel 2022 poter utilizzare strumenti per accedere a portali pubblici resti un privilegio di chi è sano. Ed è un paradosso che le foto scartate per quella elettronica siano poi accettate per quella cartacea", conclude.
Erika ha già contattato il responsabile di Agid (agenzia italiana digitale). "Sono un Ingegnere elettronico e un po’ mi intendo di programmazione: credo basterebbe veramente poco per aggiungere al software la possibilità, in determinati casi, per i dipendenti comunali, di inserire manualmente una foto. Ecco in un mondo in cui si parla tanto di uguaglianza, non poter ottenere la carta di identità digitale solo perché ‘diverso’ è umanamente umiliante, significa far sentire una persona che cerca in tutti i modi di raggiungere una sua normalità, una persona non adatta, difettosa".
Maria Silvia Cabri