Zona arancione Modena, gli esclusi: "Bar e ristoranti, chiusure non più giustificate"

In piazza Grande la protesta di Confcommercio. L’appello di Vinicio: "Tempi certi per la riapertura. L’intero settore è in ginocchio"

Il sit-in in piazza Grande e al centro Vinicio Sighinolfi (FotoFiocchi)

Il sit-in in piazza Grande e al centro Vinicio Sighinolfi (FotoFiocchi)

Modena, 14 aprile 2021 - "Ho venti persone a casa da mesi e per la mia attività, legata alle feste e ai matrimoni attraverso il catering, ormai si parla del 2022. Ma tutti i colleghi, arrivati a questo punto, non ce la fanno più". Vinicio Sighinolfi, volto noto della ristorazione modenese e titolare del ristorante che porta il suo nome in via Emilia Est, ieri mattina era in piazza Grande insieme a un centinaio di altri ristoratori, baristi e albergatori. Protestavano, questi professionisti giovani e meno giovani, chiedendo al governo di fornire una data certa per la riapertura dei loro locali dopo mesi di porte sbarrate e riaperture temporanee con il contagocce, dettate dai numeri della pandemia in corso.

La piazza di Modena era collegata con una ventina di altre città alla manifestazione di Roma della Confcommercio "#SiamoATerra", alla quale hanno aderito migliaia di imprenditori italiani. Manifestando in modo molto composto – sotto i portici di palazzo comunale, con la presenza di 3-4 agenti della municipale che hanno osservato da lontano lo svolgersi degli eventi – questi imprenditori con l’acqua alla gola hanno voluto dire la loro. Prosegue Vinicio Sighinolfi: "Rappresento il comparto dei grandi eventi che hanno perso mediamente l’80% del fatturato in un settore che fattura 2,2 miliardi di euro in Italia. Tante aziende sono allo stremo: dall’anno scorso abbiamo accettato il primo lockdown, acquistato dispositivi di divisione dei tavoli e sanificato tutto, abbiamo inoltre dimezzato i coperti oppure chiuso del tutto le attività come la mia che si è fermata per la quarta volta in dodici mesi. Io ho circa 20 dipendenti in cassa integrazione a cui cerco di garantire una vita dignitosa perché sono il nostro bene primario come si è visto anche durante l’alluvione. Ora speriamo di farcela, ma abbiamo bisogno di una road map di riapertura: ho visto giovani ristoratori piangere e del resto mediamente in Italia i rimborsi sono stati del 4% sul fatturato".

Come si diceva molti i ristoratori e baristi giovani presenti alla manifestazione in centro, com’è il caso dei fratelli Enrico ed Elisa Pacchioni, titolari dell’agriturismo ’Fattoria Maria’ di Soliera e della loro amica e collega Cristiana De Laurentiis, responsabile del King’s Cafe di Carpi: "Abbiamo anche realizzato uno striscione – dicono i tre – per chiedere, essendo una nuova generazione che si affaccia a questa professione, di poter lavorare. Ovviamente sempre in sicurezza e anche riducendo i posti nei nostri locali, ma ci deve essere permesso di tenere aperto perché solo con le consegne a domicilio e l’asporto proprio non riusciamo più a far quadrare i conti. Dal 23 dicembre siamo completamente chiusi e già dall’anno scorso ci siamo messi in piena sicurezza rispettando i protocolli. Ora attendiamo il via libera".

Secondo Alberto Crepaldi, direttore di Confcommercio Modena la "situazione è decisamente critica visto che il settore della ristorazione a Modena nel 2020 ha perso 800 milioni di ricavi. Hanno perso dal 30 al 60% di perdita del fatturato mentre a Pasqua ‘21 il settore ha perso altri 6 milioni e mezzo. Non ci sono più ragioni per la chiusura". Riccardo Pisani, gestore degli hotel Best Western di Casinalbo e di Campogalliano: "Vogliamo futuro per le nostre attività, ma ci hanno sottoposto a chiusure e riaperture improvvise con ordini e alti costi da sostenere. E’ mancato il rispetto per noi, basti pensare anche ai ristori che sono stati una mancia che non copre neppure le spese fisse mentre contemporaneamente ci hanno chiesto bollette e imposte".

Modena era collegata attraverso un megaschermo con piazza San Silvestro a Roma, dove i vertici nazionali hanno chiesto a gran voce soprattutto la data di riapertura delle attività. Il presidente Confcommercio Carlo Sangalli ha spiegato: "Alcune decisioni sono state difficili, incomprensibili, spesso ingiuste, in quest’anno drammatico di pandemia. Ci siamo impegnati per spostare a lungo termine tutti quei costi che gravano sulle imprese: penso alle tasse e alle tasse locali, ai finanziamenti, agli affitti, alle bollette". Tanti imprenditori, giovani ed esperti, sono davvero allo stremo.

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