Sassuolo, è incubo retrocessione. Serie B fa rima con deprezzamento

Pinamonti, Laurienté, Erlic, solo per citarne alcuni. I ’big’ difficilmente resterebbero, trattative al ribasso

Sassuolo, è incubo retrocessione. Serie B fa rima con deprezzamento

Sassuolo, è incubo retrocessione. Serie B fa rima con deprezzamento

di Lorenzo Longhi

SASSUOLO

Gli avvoltoi sono già in volo, hanno puntato la preda in agonia. È il mercato, bellezza, e a fiutare la retrocessione del Sassuolo ci sono diversi club che non vedono l’ora di potersi accaparrare a prezzo di saldo, da quella che è sempre stata considerata una vetrina costosa, alcuni giocatori che in B, se finirà nel peggiore dei modi, non resteranno. C’è chi chiederà di andarsene – si pensi ai diversi nazionali – e chi dovrà farlo, perché la cadetteria deprezza chi è già arrivato al massimo valore o lì vicino, e allora restare legati non conviene a nessuno. Il Sassuolo, in caso di retrocessione, non sarà necessariamente costretto a svendere alcuni dei suoi uomini migliori, ma avrà una minore forza in sede di trattativa, e il principale obiettivo di chi gestirà il mercato sarà quello di giostrare sul filo di due esigenze: cedere cercando di fare plusvalenze – assai importante per un bilancio post-retrocessione – e abbassando il monte ingaggi, oltre a ricostruire con ordine. L’aspetto più complicato è il primo.

Il caso più emblematico è quello di Andrea Pinamonti, arrivato nel 2022 dall’Empoli, via Inter, in prestito con obbligo di riscatto che, nel 2023, si è concretizzato portando ai nerazzurri circa 20 milioni. Con la B, lo è meno per il Sassuolo, che con quella formula ha spostato di un anno l’inserimento a bilancio dell’esborso e ora si vedrà di fatto costretto a cedere il giocatore per una cifra del tutto simile. Pinamonti ha segnsto 39 reti in A, ha ancora vaghe velleità azzurre e, a 25 anni, non può perdere altri treni. Va scongiurata la minusvalenza, ma bisognerà fare attenzione anche alla formula, proprio per una questione di bilancio. Anche Armand Laurienté viene da due anni di Ligue 1 e altrettanti di A ed è per questo altamente improbabile che resti. Acquistato nel 2022 per 10 milioni più bonus, firmò un contratto di cinque anni e ciò significa che, in fondo, una cessione per qualsiasi cifra superiore ai 7 milioni genererebbe per i bilanci del club neroverde una plusvalenza, ma nulla a che vedere con quella che ci si sarebbe potuta attendere sino a pochi mesi fa.

Nel caso di Pedersen, per il Sassuolo scatterebbe l’obbligo di riscatto (6 milioni) in caso di salvezza: con la B non accadrà, e difficilmente i neroverdi sfrutteranno il diritto. Un’occasione persa, considerando il potenziale valore del norvegese. Anche per Racic ed Erlic l’avventura neroverde finirebbe con plusvalenze minime, mentre è più complesso il destino di Doig, costato circa 7 milioni pochi mesi fa. Poi c’è Berardi, naturalmente. Escludendo il romanzo del campione che riparte dalla B (l’ingaggio è fuori dai parametri per la categoria), dal punto di vista del bilancio la cessione sarà tutto di guadagnato. Però, ripensando alle offerte dello scorso agosto, se il Sassuolo è nell’ottavo cerchio dell’Inferno dantesco, avvolto dalle fiamme come Ulisse per la sua hybris, un motivo c’è. Facile col senno del poi, ma a volte servirebbe anche quello del prima.

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