Ospedale Schiavonia, 100 medici scrivono a Zaia: "No al covid hospital"

La petizione è già stata sottoscritta da 3mila cittadini del Padovano, la richiesta è di mantenere le prestazioni sanitarie azzerate per l'emergenza Covid

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Padova, 12 dicembre 2021 – Sta per arrivare sulla scrivania di Zaia la petizione contro il “Covid hospital” di Schiavonia, l’ospedale che ha sospeso le attività ordinarie per concentrarsi sulla cura dei contagiati dal virus. Sono 100 i medici che hanno firmato l’istanza, sottoscritta anche dal primario David Piccolotti e da oltre 3mila cittadini. Oggi ha firmato anche Arturo Lorenzoni, il portavoce Dem dell'opposizione in consiglio regionale, convinto che si tratti “di un'istanza legittima e doverosa per il benessere e i servizi di una comunità, quella della Bassa Padovana, che conta quasi 200mila abitanti”.

Con 44 sindaci del territorio scesi in prima linea, la petizione chiede il mantenimento delle attività ordinarie all'Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia, sospese da un provvedimento regionale annunciato nei giorni scorsi dal governatore Zaia. L'ospedale è in affanno, per questo i primari hanno chiesto di riportare al lavoro i sanitari no-vax sospesi. Una prima risposta è arrivata oggi dal direttopre generale della sanità veneta, Luciano Flor, attesa nelle prossime ore la reazione del presidente Zaia. 

“Una riduzione, anche solamente parziale, dei servizi non può essere ritenuta una valida soluzione – dice Lorenzoni, ex vicesindaco di Padova –, a maggior ragione se consideriamo che sono trascorsi 22 mesi dall'inizio della pandemia: c'era tutto il tempo per valutare e poi attuare altre strade percorribili”. Appena la curva dei contagi risale, ecco che di default nella struttura di Schiavonia, accusa Lorenzoni, “le altre prestazioni vengono ridotte, se non addirittura azzerate”.

La petizione “rappresenta un modo consono, senza polemiche inutili – sottolinea il capo dell’opposizione in Regione – per manifestare un reale dissenso”. La strada intrapresa della Regione, con la riconversione in “covid hospital” dei presidi di Padova e Treviso, non piace al territorio. “Tale modus operandi finisce per disorientare i cittadini, i quali ripongono grande fiducia nella sanità pubblica, più volte dipinta come d'eccellenza dall'amministrazione regionale”. Motivo per cui, conclude Lorenzoni, “invito la Regione, che ricordo è competente in materia, a dare quanto prima delle indicazioni concrete in termini di assistenza territoriale, senza stop&go. Questo a Schiavonia, al Santorso e al San Camillo di Treviso, e in generale, in tutto il Veneto”.