Parma: sequestrati dalla Guardia di Finanza 42 milioni a cinque imprese della logistica

Scoperto un giro di appalti irregolari, la violazione delle norme di sicurezza sul lavoro e una massiccia evasione fiscale, l'avvio delle indagini dopo l'infortunio di due addetti

Guardia di Finanza

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Parma, 25 maggio 2022 - Appalti e subappalti irregolari, violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori e un’evasione fiscale che ammonta a 42 milioni di euro. La Guardia di Finanza di Parma ha eseguito un decreto di sequestro preventivo – emesso dal gip del Tribunale di Parma, su richiesta della Procura – delle quote del capitale sociale di cinque imprese, una capofila e le altre società satellite, attive nella logistica, in particolare nel settore del facchinaggio e della movimentazione merci, con sede operativa a Parma. Contemporaneamente è stato nominato un amministratore giudiziario. Sono stati confiscati beni mobili, immobili e disponibilità liquide equivalenti all’ammontare delle imposte evase tra il 2017 e il 2020, pari a circa 42 milioni di euro, a carico di sei soggetti economici, ai cui rappresentanti legali vengono contestati reati fiscali.

L'avvio dell'indagine dopo gli infortuni sul lavoro

A mettere sull’avviso le Fiamme gialle, dirette dalla Procura, due infortuni sul lavoro verificatisi a Parma, all’interno dei magazzini di movimentazione delle merci di una società di logistica di spicco, sia per volume di affari che per operatività sul territorio, in cui sono rimasti coinvolti due lavoratori stranieri, risultati dipendenti di imprese e cooperative diverse dalla società nei cui locali sono avvenuti gli incidenti. In particolare, le indagini sugli infortuni hanno consentito di ipotizzare diverse violazioni alla normativa antinfortunistica e di individuare un’unica realtà economica di riferimento che aveva posto in essere una galassia di contratti di appalto e subappalto, siglati attraverso l’interposizione di altre società appartenenti al gruppo. A far drizzare le antenne agli inquirenti, anche il fatto che i dirigenti delle varie realtà aziendali di riferimento fossero gli stessi. Le attività d’indagine si sono dunque indirizzate alla ricostruzione dei rapporti commerciali e societari tra tutte le imprese individuate, per verificare la genuinità dei contratti d’appalto di manodopera.

Contratti d'appalto sospetti

La ricostruzione investigativa eseguita dalle Fiamme gialle ha evidenziato, secondo la Procura di Parma, come spiega il procuratore capo Alfondo D’Avino, “l’esistenza di un meccanismo fraudolento messo in campo dall’impresa capofila, attraverso il ricorso a numerosi contratti d’appalto non genuini”, visto che erano sprovvisti degli elementi distintivi di questo tipo di accordo giuridico, come “l’organizzazione dei mezzi, in relazione alle esigenze dell’opera o del servizio” previsti nel contratto; “il potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto e l’assunzione del rischio d’impresa”. In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, condivisa dal gip, “dalle indagini emerge la presenza di una struttura unitaria direttiva e organizzativa, accentrata nell’impresa capofila per la gestione del personale facente capo alle diverse imprese ‘consociate’”. L’impresa capofila, infatti, avrebbe deciso le assunzioni, l’impiego, l’organizzazione e la retribuzione dei lavoratori delle diverse realtà appaltatrici “che operavano in modo promiscuo nelle stesse sedi operative, a dimostrazione di una regia unica effettiva”. Le imprese appaltatrici, dunque, non avevano nessuna autonomia nella gestione ordinaria dei rapporti contrattuali e finanziari con i propri fornitori che provvedevano, ad esempio, alla consegna di carrelli elevatori e abbigliamento da lavoro.