"Accorpamento delle Diocesi incomprensibile"

L’ex sindaco di Sant’Angelo in Vado Settimio Bravi: "Dal sinodo mi sarei aspettato condivisione d’intenti"

"Il Sinodo diocesano della Diocesi, una occasione mancata? Non vorrei essere polemico ma, la parola Sinodo è molto antica e legata alla Tradizione della Chiesa indica il cammino fatto insieme dal Popolo ed esprime l’essere convocati in assemblea". Inizia così la riflessione di Settimio Bravi in merito alla decisione di accorpare le Arcidiocesi di Pesare e Urbino-Urbania e Sant’Angelo in Vado: "Un anno fa mi colpì favorevolmente la decisione da parte di sua eccellenza il Vescovo di Ubino di indire un Sinodo, creando una riflessione a tutti i livelli per reinterpretare il messaggio cristiano ed affrontare le problematicità in mondo cambiato e con nuove esigenze. Con questo entusiasmo ho accettato l’invito a parteciparvi desiderando portare il mio contributo, ma poi, alla luce delle nuove disposizioni ecclesiastiche, di accorpare, perché di questo si tratta, la nostra diocesi di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado con quella di Pesaro, mi sono ricreduto sui veri intendimenti del Vescovo e del clero diocesano che incomprensibilmente sembrano accettare serenamente le decisioni imposte dall’alto adducendo a problemi sostanziali che la nostra diocesi attraversa, quindi merita una soppressione di fatto. Sin dalle origini la Chiesa si riunisce in un Sinodo per discutere le questioni che hanno bisogno di approfondimento. In particolare, i Sinodi della Chiesa vengono introdotti come il luogo per risolvere quei casi che il vescovo locale non è in grado di trattare da solo. E allora perché il vescovo indice un Sinodo Diocesano senza una meta precisa, né introdurre tutti i fedeli partecipanti a prepararsi a questo orizzonte ecclesiale che dovrebbe mutarsi? Che senso avrà un Sinodo che non ha fiducia della maturità di fede dei laici, che non condivide una notizia così vitale alla riflessione e alla discussione sinodale. Un problema così determinante alla vita stessa della nostra terra meritava l’ascolto dell’assemblea sinodale che ci avrebbe reso edotti sul valore imprescindibile della nostra identità come popolo. E’ in gioco non il vezzo del campanile ma il senso della fede delle generazioni future della nostra terra".