Bulimia, anoressia e vigoressia: le psicologhe vanno in classe ad ascoltare i ragazzi

Guru del web spacciano per nutrizionisti, influenzando i giovani verso disturbi alimentari. Associazione "Licenide" aiuta studenti a riconoscerli e offre supporto.

Bulimia, anoressia e vigoressia: le psicologhe vanno in classe ad ascoltare i ragazzi

Bulimia, anoressia e vigoressia: le psicologhe vanno in classe ad ascoltare i ragazzi

"Non voglio mangiare, perché voglio essere magra come le influencers", "Mangia solo pollo con il riso, altrimenti diventi grasso": sono tanti i guru di internet che impazzano nel web, spacciandosi per nutrizionisti, mandando un messaggio sbagliato ai giovani utenti dei social che, vedendo i loro idoli comportarsi in una determinata maniera, finiscono per assimilare come spugne queste nozioni, le quali sfociano in disturbi alimentari. È proprio per questo che le psicologhe dell’associazione "Licenide", da aprile, hanno incontrato gli studenti di alcune classi degli istituti Bramante Genga e Ipsia Benelli di Pesaro, per un totale di 6 classi seconde. Attraverso uno sportello gratuito, le dottoresse hanno potuto ascoltare moltissimi giovani colpiti dai disturbi del comportamento alimentare: "La fascia di età è sempre più bassa – spiega la dottoressa Giovanna Bartolini, presidente dell’associazione "Licenide" –. Purtroppo, anche attraverso alcuni esempi sui social, sono i più giovani, specialmente nella fase pre-adolescenziale, che incorrono in queste tipologie di disturbi. I più frequenti, che colpiscono maggiormente le ragazze, sono bulimia e anoressia, ma non è un problema solo al femminile. Anche i ragazzi, infatti, possono soffrire di disturbi alimentari: uno in particolare si chiama vigoressia ed è un disturbo psicologico che nasce dall’idea distorta di vedersi troppo magri e poco muscolosi e, al tempo stesso, che si caratterizza per un’ossessione esagerata per il fitness".

Riconoscere i sintomi di questi disturbi alimentari non è semplice, ma alcuni segnali sono ben visibili: "Alcuni sono irritabili, altri proprio rifiutano il cibo a priori – conclude la dottoressa –. Siamo consapevoli che le aziende sanitarie territoriali non hanno purtroppo sufficienti risorse umane ed economiche per individuare i casi di disturbi del comportamento alimentare, che molto spesso restano sommersi, né tanto meno per prendere in carico quelli che decidono di rivolgersi ai medici del sistema sanitario. Noi, però, abbiamo l’ambizione di credere che i colloqui che offriamo rappresentino un primo piccolo passo per il riconoscimento di queste situazioni". Per informazioni e per aiuto nel caso si soffrisse di disturbi alimentari, si può richiedere un consulto attraverso il sito dell’associazione: www.licenide.it.

Alessio Zaffini