Caporalato, scatta la condanna Tre anni e 9 mesi a imprenditore

È la pena inflitta a Simone Druda, 49 anni, titolare dell’omonima ditta di infissi a Case Bruciate. Confiscati 59mila euro di beni, assolto dall’estorsione. Erano 28 le parti offese, risarcimenti in sede civile.

Caporalato, scatta la condanna  Tre anni e 9 mesi a imprenditore

Caporalato, scatta la condanna Tre anni e 9 mesi a imprenditore

Tre anni e 9 mesi di reclusione. E’ la condanna che il giudice monocratico del tribunale di Pesaro Franco Tetto ha pronunciato ieri a carico di Simone Druda, pesarese, classe ’74, titolare unico di una omonima ditta di infissi e serrande a Case Bruciate. Druda era in origine accusato sia di caporalato, in sostanza di sfruttare i suoi dipendenti approfittando del loro stato di bisogno (articolo 603 bis, primo e secondo comma), oltre che di estorsione e violenza privata, visto che per la procura aveva insultato e in alcuni casi anche aggredito fisicamente i suoi dipendenti. Il suo era stato il primo caso contestato di caporalato nelle Marche. I fatti, in base alla ricostruzione fatta dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro, che al tempo svolsero lunghe e minuziose indagini, avvennero tra il 2015 e il 2017. Nel 2017, Druda venne arrestato (ai domiciliari), poi fu sottoposto a obbligo di firma. La sua azienda non fu mai chiusa, anche se molti dei dipendenti si dimisero. E’ comunque tuttora in attività.

Il pm, Silvia Cecchi, aveva chiesto 6 anni e 6 mesi. Il giudice Tetto ieri mattina, lo ha ritenuto colpevole del primo comma del reato di caporalato (la "recluta di manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori"), ma non del secondo, più pesante. Ed stato assolto per il reato di estorsione. Mentre è rimasto a suo carico la violenza privata aggravata (perchè ha costretto i dipendenti a lavorare alle condizioni che imponeva lui, "così o ti licenzio").

Tutto era partito da una denuncia di uno dei suoi dipendenti: al processo le parti offese erano 28, in maggioranza stranieri, ma anche una decina di italiani, tra operai e personale amministrativo della ditta. Non tutte 28 le parti offese si sono costituite parte civile. Il giudice ha disposto la confisca di 59mila euro di proprietà, tra contanti, mobili e immobili, nella disponibilità di Druda, e lo ha condannato a 11mila euro di multa. I risarcimenti alle parti offese – danni morali, il riconteggio delle paghe ecc –, che faranno leva sui 59mila euro confiscati, dovranno essere conteggiati successivamente davanti al giudice del lavoro. A carico di Druda anche le spese legali, più alcune pene accessori.

Il titolare era difeso dagli avvocato Enrico Andreoni e Francesca Fraternali, che si dichiarano soddisfatti, "anche perchè – spiegano – il pm aveva chiesto 6 anni e 6 mesi e la pena dei 3 anni e 9 mesi ci permette di poter accedere alle pene alternative. Vedremo in base alle motivazione se fare appello o meno".

Le parti offese erano rappresentate dagli avvocati Massimiliano Tonucci, Alessandro Pagnini, Isabella Pasqualini, Wakimi Khuri.

Alessandro Mazzanti