Pesaro, Carriera indagato per simulazione: "Fasulle le minacce al figlio"

Partito da un account del leader di ’IoApro’ il messaggio verso il minore. Lui si difende : "E’ stata una persona a me vicina che aveva la mia password"

Umberto Carriera leader di "IoApro"

Umberto Carriera leader di "IoApro"

Pesaro, 9 febbraio 2022 - La minaccia social contro Umberto Carriera del gennaio 2021 era questa: "Se domani apri ti facciamo male. Sappiamo dove va all’asilo tuo figlio". E lui lo rilanciò sui propri canali. Ma era tutto falso. Ora la procura di Pesaro ha messo sotto indagine Umberto Carriera per simulazione di reato.

E’ accusato di essersi inventato tutto facendo partire quelle finte minacce contro sé stesso dall’account de "la macelleria", uno dei suoi ristoranti.

Contattato ieri al telefono, Carriera spiega: "Sì, è vero, sono accusato di questo ma non sono stato io ad inviarmi le minacce. E’ stata una persona a me vicina, di cui mi fidavo, che aveva accesso alle mie password, e che ha sfruttato questo per danneggiarmi. E’ stata una persona motivata dall’astio verso di me. Ma io ho già consegnato alla procura tutte le prove del coinvolgimento di questa persona a me vicina come autrice di quelle minacce che io credevo vere e che poi non lo erano. Saprò provarlo in ogni sede, appena mi chiameranno. Mi aspetto che l’indagine a mio carico venga archiviata e che ci sia l’imputazione della persona a me vicina che ha fatto tutto questo. Non posso rivelare il nome per motivi di indagine ma alla procura l’ho detto chiaramente".

Intanto Carriera dell’associazione IoApro, il primo luglio prossimo, sarà a processo per diffamazione su denuncia di un commissario di polizia che si era visto riprendere il 16 gennaio 2021 dalla compagna di Carriera durante un’ispezione al ristorante "la Grande bellezza" di Mombaroccio.

Lo stesso Carriera ha annunciato ieri il processo in un post su facebook dicendo che quel giorno arriveranno a Pesaro tanti suoi supporter per stargli al fianco. Nel capo di imputazione, la procura accusa Carriera di aver dichiarato falsamente che nessun poliziotto si fosse identificato ’agendo con arroganza’.

A rispondere in concorso per la diffamazione e di diffusione di video realizzati fraudolentemente anche "l’operatrice" Clarissa Rosselli. ro.da.