Cassa di espansione, il sogno impossibile Dopo 15 anni è ancora soltanto sulla carta

Il Foglia è il fiume a maggior rischio esondazioni della provincia: eppure la gara, primo stralcio, sarà bandita solo nel 2023

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La Madonna delle Grazie salvi Pesaro, perché se a fronte di un’alluvione del Foglia dovessimo far affidamento sulla cassa di espansione di Chiusa di Ginestreto, staremmo freschi. Dopo 15 anni – l’opera di mitigazione idraulica più importante per la salvaguardia della città – è ancora sulla carta. Per varie contorsioni burocratiche che avremo modo di spiegare il Comune ha pronto il progetto definitivo, ma attende gli ultimi pareri prima di poter fare altro. Gli uffici si sono dati un orizzonte: l’idea è di bandire la gara entro il 2023.

La ragione di mettere in cantiere un’opera che alla fine della giostra costerà 14 milioni di euro e potrà raccogliere 400mila metri cubi di acqua su una superficie di 27 ettari non è marginale. Secondo il Piano di assetto idrogeologico redatto dalla Regione nel 2004 Pesaro è attraversata dal Foglia, il fiume che per rischio straripamenti e impatto dei danni in città, non ha pari in provincia. Che possa essere dannoso lo ricordano bene gli imprenditori di via Toscana che nel 2005, per l’argine bucato del Foglia, videro “affogare“ l’intera area industriale, perdendo anni di attività e registrando milioni di danni. E come via Toscana, a fronte di un’alluvione almeno altre due grandi aree produttive della città, sarebbero quelle nelle condizioni di finire sott’acqua: la più critica sarebbe quella di via Selvagrossa, dall’autostrada alla Pica e non meno minata sarebbe quella commerciale alla Torraccia (Area Palavitri, Iper Rossini...). Non si tratta di accanimento del destino quanto l’aver dato possibilità di costruire in area golenale (spazio piano compreso tra la riva di un corso d’acqua e il suo argine) senza considerare la scarsità di risorse finanziarie e umane per affrontare manutenzioni ordinarie e straordinarie. Il futuro, con il cambiamento climatico non promette nulla di buono: ai problemi vecchi di vent’anni si sommano quelli nuovi che vanno alla velocità di 420 millimetri di pioggia in meno di tre ore.

Tornando alle azioni di mitigazione messe in campo a difesa di Pesaro quale è lo stato dell’arte? Il Comune ha messo 156mila euro per gli espropri dei terreni che si trovano tra l’area della cassa di espansione e il comparto edilizio che dovrebbe svilupparsi appena l’economia lo consentirà. C’è da dire che se il Comune ha un progetto definitivo è stato perché nel 2005, sindaco Ceriscioli, coinvolse i privati: Biesse e altri, proprietari del comparto limitrofo all’area di esondazione del Foglia, interessati a mettere in sicurezza anche il loro comparto da 13,5 ettari, anticiparono 1,6 milioni di euro in oneri di urbanizzazione per pagare il progetto della cassa. Ma la cassa è divisa in due stralci. "Del primo, da 5,6 milioni di euro – spiega Andrea Biancani, consigliere regionale – a garantire l’attuazione è il Comune. Entro il 2023 è prevista la gara. I soldi, messi a sistema dal Comune di Pesaro furono: 2,5 milioni id euro intercettati al Ministero dell’ambiente; 1,6 milioni di euro dei privati; 1,5 milioni di euro tra fondi comunali e regionali". La competenza di realizzare il secondo stralcio è in capo alla Regione Marche: "So che sta progettando – dice Biancani –, ma mancano i soldi. Secondo le stime per realizzare il secondo stralcio, caratterizzato dalle opere ingegneristiche servono oltre 8 milioni di euro. Il fatto è che senza secondo stralcio, la cassa di espansione non sarà efficace a pieno: servirà da area di laminazione naturale. Quindi per non vanificare gli sforzi è necessario agire". Altrimenti anche gli ultimi 15 anni saranno passati invano. Per il resto? La situazione non migliora. "Mancano i soldi per realizzare il secondo stralcio nell’unica are di laminazione realizzata dietro l’Obi: la giunta Ceriscioli con il Foglia caratterizzato dal più alto rischio di esondazione in provincia – dice Biancani – ci mise 2,2 milioni di euro, ma ora la giunta Acquaroli dovrebbe completare l’opera per garantire la piena efficienza. Così come bisognerebbe continuare l’opera di rafforzamento delle arginature del Foglia per cui Ceriscioli, governatore, mise 3,2 milioni di euro".