"Ci vediamo alla Palla" Venticinque anni fa il cambio d’abito del simbolo cittadino

Era il 30 maggio del 1998 quando la scultura di Arnaldo Pomodoro fu inaugurata nella versione attuale, cioè dopo la fusione in bronzo.

"Ci vediamo alla Palla"  Venticinque anni fa  il cambio d’abito  del simbolo cittadino

"Ci vediamo alla Palla" Venticinque anni fa il cambio d’abito del simbolo cittadino

di Franco Bertini

Se diciamo che quella di Pomodoro è una Palla di 25 anni rischiamo illazioni parafalliche. Se diciamo che la Sfera Grande di Arnaldo Pomodoro collocata nel piazzale della Libertà dopo la fusione in bronzo ha compiuto 25 anni ieri, 30 maggio, allora siamo nel giusto e possiamo celebrare la ricorrenza in piena legittimità. Questo era infatti il titolo ufficiale dell’invito del Comune di Pesaro alla cerimonia di collocazione della Palla in bronzo nel centro della fontana appositamente costruita, perla nella sua valva e di bellezza inconfutabile: alle 16,30 di sabato 30 maggio 1998 Arnaldo Pomodoro incontra la città al Teatro Sperimentale; alle 18, in piazzale della Libertà, cerimonia inaugurale, sono lieta di invitarla, il sindaco Oriano Giovanelli.

In quel 30 maggio di un quarto di secolo fa c’era un bel sole proprio come ieri, molti i pesaresi che si strinsero affettuosamente attorno a quell’oggetto liscio e rugoso insieme proprio come i casi della vita e al quale sia erano già pian piano affezionati fin dal 1991 quando, come un corpo estraneo calato dal cielo, era apparsa nella sua versione bianca in poliesteri. Nel 1998, quando divenne bronzo fuso, il detto "ci vediamo alla Palla" per darsi appuntamento era già entrato nelle abitudini cittadine e anche forestiere. La giornata del 30 maggio 1998 coronava a sua volta un sogno iniziato proprio nel 1991, quando il pesarese Leonardo Della Chiara, sfoderando tutta la sua classe organizzativa, scriveva all’amico "Caro Arnaldo, come ti ho accennato nel nostro recente incontro, esistono concrete possibilità perché la tua Sfera del piazzale del Kursaal, in poliesteri, possa essere fusa".

Ci volevano una barca di soldi, ne arrivarono dal Comune, dalla Provincia, dalla Banca Popolare dell’Adriatico, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e dai seguenti imprenditori dell’Associazione Industriali cittadina: Belligotti, Berloni, Bertozzini, Biesse, Cascino, Febal, Fiam, Montagna, Mulazzani, Pica, Scavolini. Di costoro vanno fatti i nomi perché, a dimostrazione di come va il mondo, la piccola targa di metallo collocata sul pavimento lato mare della fontana e che dava atto del loro contributo privato, è scomparsa da tempo né si ha notizia di dove sia finita e né, tanto meno, se qualcuno intenderà ricollocarne un’altra. Si dice che l’ingratitudine è dei popoli forti, più probabile che sia esempio di sciatteria.

Lì dove c’è la Palla prima c’era il Kursaal, quando fu abbattuto, tutti lamentammo come faremo senza di lui? E allora adesso come faremmo senza Palla? Rilevava tempo fa con la usuale finezza Paolo Teobaldi a proposito dei frequentatori di quel luogo ormai sacro: ci sono i ragazzi che aspettano gli amici "alla Palla"; ci sono i pensionati che dicono "al Kursaal"; ci sono i vecchi che dicono ancora "agli Stabilimenti". Se diciamo che Pesaro è una "città con la Palla" si capisce che è un complimento?