Coronavirus Pesaro, Michele "Io mi sono salvato, ma solo per fortuna"

La lettera del 53enne pesarese per Ceriscioli, Ricci e Biancani. "Grazie a quegli angeli che hanno fatto di tutto in ospedale"

Coronavirus, Michele si è salvato

Coronavirus, Michele si è salvato

Pesaro, 5 aprile 2020 - Si definisce «Michele, il fortunato». Già, perché per il 53enne pesarese, tempra di ferro forgiata macinando anni e chilometri in giro per il mondo come direttore commerciale di una multinazionale spagnola, è solo per la sua buona stella se è sopravvissuto al coronavirus. Oltre che per gli «angeli» in camice del San Salvatore che lo hanno assistito giorno e notte. E ora che è di nuovo a casa, dopo un mese da incubo, ha deciso di scrivere una lettera al governatore Luca Ceriscioli, al sindaco Matteo Ricci e all’assessore regionale Andrea Biancani. «Gentilissimi – attacca – sono Michele ’il fortunato’ di Pesaro, e vi scrivo perché essendo uscito dall’ospedale e in quarantena, mi sto confrontando con tanti amici e parenti e le domande che tutti ci facciamo sono sempre le stesse e solo voi potete risponderci». 

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Domande come «perché nelle Marche il numero di tamponi non è allo stesso livello dei veneti? Perché stanno ancora pensando dove fare il nuovo ospedale Covid e a Milano lo hanno già inaugurato? Cosa abbiamo noi di diverso dai veneti o lombardi?» Interrogativi per i quali pretende una risposta. «Occorre reagire in fretta. Il coronavirus non aspetta e ti porta via in 24-36 ore quando arriva nei polmoni. Certo che è diverso inaugurare fiere, ruote panoramiche o ciclabili, ma adesso si gioca con le vite delle persone. Per questo siete stati votati e avete grandi responsabilità e di questo non fatecene pentire». 

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Racconta il suo calvario. Di quando si ammala il 4 marzo, di quei 10 giorni in cui il medico di base non lo ha mai voluto visitare. Ma il 14 la situazione precipita. Viene ricoverato in codice rosso «al San Salvatore dopo 2 giorni di suppliche al 118 che venissero a prendermi». «Passo 3 giorni di semi intensiva e poi 5 di medicina di urgenza sempre assistito da ’angeli’ che mi hanno veramente salvato». Dimesso, in quarantena a casa, è ora in attesa di tampone che «però non hanno fatto alla mia famiglia, né ai miei contatti. Ho verificato sulla mia pelle che se diagnosticato in tempo, ci si salva. E io sono salvo per fortuna».