Gli “Incontri di pietra“ made in Pesaro

Con 62 immagini in bianco e nero la città viene vista dal fotografo Marco Monari nella sua prospettiva estetica

Gli “Incontri di pietra“ made in Pesaro

Gli “Incontri di pietra“ made in Pesaro

"Incontri di pietra nella città di Pesaro". No, non si tratta di rudi e laconici personaggi che si incrociano per strada, ma di 62 fotografie in bianco e nero in cui edifici, piazze, fontane e rare figure umane si guardano e si confrontano, pubblicate ora in volume da Zero Book. L’autore è Marco Monari, da sempre appassionato fotografo seppur dilettante, collocatosi al secondo posto nel concorso bandito dal settimanale online Girodivite e dalla stessa casa editrice per valorizzare luoghi urbani sconosciuti e abbandonati. Per cogliere al meglio il senso della sfida, l’autore si è abbandonato alle vie di Pesaro con lo spirito del flâneur, con quel tanto di predisposizione a una contemplazione malinconica ma non compiaciuta, per offrire allo spettatore il senso complessivo di una città in cui accanto ai luoghi più glamour e patinati si specchiano idealmente, seppur distanziati nello spazio, altri meno noti e marginalizzati come l’ex manicomio San Benedetto, il Complesso della Misericordia, gli Orti Giuli e tanti altri, defilati dall’attenzione, mimetizzati dallo sbiadirsi delle superfici e degli infissi ma probabilmente ancora cari alla memoria dei pesaresi.

"In ognuno di essi vive e respira l’aria della città. L’energia della pietra" afferma nella prefazione l’autore, al quale chiediamo quale Pesaro emerge dalle sue immagini. "Una città importante, ma che purtroppo ha dei luoghi storici dimenticati assieme alla loro storia. Sono in pochi a ricordare certi spazi e quanto siano stati rilevanti. Un esempio tra i tanti: il Garage Moderno di via Castelfidardo, punto di riferimento di tutti gli automobilisti in un periodo storico in cui la mobilità ha contribuito al lancio dell’economia del nostro paese, come altri luoghi ancora che voglio far ricordare attraverso le immagini".

Lei dice che fotografare "è un atto politico". Può spiegarcene il senso?

"Tutto è politica; non è necessario essere iscritto a un partito o scendere in piazza per fare politica. La fotografia permette di presentare una determinata situazione, di narrarla, di problematizzarla. Attraverso l’immagine si può trasmettere un pensiero, un’opinione, un’idea. Si può far scaturire un’emozione, che poi magari provocherà una riflessione, una voglia di cambiamento. Nel nostro caso anche una semplice lettera all’Amministrazione Comunale per sollecitarla a rivitalizzare luoghi che hanno visto giorni migliori".

Quale itinerario si può percorrere durante la lettura?

"Ho scelto un ipotetico itinerario che parte dal mare, percorre la città nel suo centro storico toccandone luoghi rilevanti e strade vitali e si conclude tornando verso il mare. Un percorso che permette di fare una passeggiata in zone cittadine in cui il Genius Loci è sempre stato presente con la sua energia, che però ha bisogno di essere rivalorizzata, che non può andare perduta".

La scelta del bianconero non rischia di sembrare riduttiva per la Capitale della Cultura 2024?

"Pur scattando foto con attrezzatura digitale, per scelta personale eseguo foto solo in bianconero nel vecchio formato Rolleiflex in quanto sono convinto che le tonalità di grigio possano meglio estrapolare le emozioni dalle immagini e farle vivere nell’osservatore. E poi ho la convinzione che in questi contesti utilizzare il colore possa banalizzare il significato del messaggio stesso che voglio trasmettere".

Tiziano V. Mancini