Oggi è il mercoledì delle ceneri. Ci sarebbe tanto da dire su questa ricorrenza medievale, ma ne parlai nell’uscita n. 137 di questa rubrica e quindi mi sono giocato l’argomento. Peccato. Prosegue, con il capo cosparso di cenere, il viaggio tra i personaggi danteschi. Avevo annunciato che ci saremmo soffermati sul grande conte Guido di Montefeltro. Guido nasce nell’anno del Signore 1220, fu terzo conte di Montefeltro e signore della città di Urbino ma, soprattutto, fu uno dei più fieri ghibellini d’Italia. Sì, i ghibellini, "quelli che ce l’avevano col papa" o anche "quelli che stavano con l’imperatore".
Sicuramente il Medioevo non valutava le sfumature di grigio, non sono uso a generalizzare, ma potrei affermare che i secoli di Mezzo erano “o bianchi“ o “neri“, senza vie di mezzo, senza compromessi. In una società, quella del XIII secolo, spaccata tra chi parteggiava per il sovrano e chi per il pontefice ben si mosse il nostro Guido, soprattutto tra gli eventi politici che accaddero alla morte dell’imperatore Federico II di Svevia (nipote del Barbarossa).
Schieratosi, il Montefeltro, con Manfredi (figlio di Federico II) condivise la sua ascesa politica. Ci pensò Carlo d’Angiò a sconfiggere Manfredi e a dilagare in Italia. Il vero travaso di bile, Guido lo ebbe nel 1278 quando la Romagna passò sotto il controllo diretto della Santa Sede. Il condottiero feretrano aveva governato diverse città romagnole. Tanto durarono i conflitti tra le terre urbinati e quelle romagnole che nel 1282 a Forlì accadde il "sanguinoso mucchio", una vendetta ghibellina che trucidò molti esponenti della fazione rivale. Guido sta in Inferno XXVII sebbene prima della sua morte ebbe un moto di coscienza che lo spinse a una conversione che lo portò a entrare nei frati minori. Morì nel 1298 ad Ancona.
Daniele Sacco