Tutto passa, e anche Pesaro 2024 capitale italiana della Cultura trascolorerà nei ricordi. Ne è valsa la pena? Pesaro è ora davvero un "brand consolidato" e più spendibile? Magari sì, forse sono io a essermi un po’ distratto. Geniale l’intuizione del progetto "50x50 capitali al quadrato", che ha coinvolto i comuni della provincia affibbiando loro ideazione e gestione di propri eventi (a volte belli, altre sotto il minimo sindacale). E già si preannunciano ambiziose idee per il 2033, che magari – e sperabilmente – avranno fortuna. Ma devono passare anni, e otto son lunghi. Accontentiamoci dunque di qualche augurio.
Cosa vorremmo per l’anno che verrà? Pare assai lodevole l’iniziativa del sindaco Andrea Biancani di "razionalizzare" la macchina dell’Amministrazione comunale, e qualche buon segnale si è visto in sede di bilancio, spese, affidamenti, ecc. Anche perché il clamore di "Affidopoli" è assopito in attesa che si esprima la magistratura, ma sarebbe ingenuo pensare che ce ne siamo dimenticati, o che non sappiamo far di conto. Traduco: se per un’opera costata 100 l’artista dice di aver ricevuto 25, dove sono finiti gli altri soldi (pubblici), smarriti come Pollicino nel bosco? Ogni malizia è lecita.
Per il 2025 avrei un sogno, più modesto di quello di Martin L. King: vorrei che il Comune si occupasse soprattutto di amministrazione, di gestione e servizi, di buon governo – come si diceva un dì – e che non si occupi più di divertirci. Mi pare che diversi concittadini siano un po’ stufi di piste del ghiaccio, carri di carnevale di tema rossiniano, ramble, ecc., e che alla biosfera anteporrebbero gli asili nido, al cascone di piazzale D’Annunzio una miglior cura del verde pubblico e della viabilità. In altri termini, a divertirci ci pensiamo da soli; invece alle buche per strada può provvedere solo la mano pubblica (pare che ai privati sia perfino vietato).
Mi piacerebbe, insomma, che il Comune pensasse in grande: meno "street food" e meno feste in piazza e più audacia verso problemi ultradecennali, dalla viabilità (su ferro e su gomma) verso Urbino e l’irraggiungibile Val Tiberina alla soluzione di snodi strategici urbani, che nonostante l’attuale fervore di cantieri in tutta la città rimangono numerosi: dall’ex manicomio alla vuota sede di Bankitalia, dall’ex tribunale agli Orti Giuli e al complesso delle Zoccolette, attorno al cui destino è sorto spontaneamente un "cenacolo" cittadino: segno che il problema è avvertito, che la gente è sensibile e amerebbe dire la sua. Ci sarebbe anche il tema ferrovia, ma ne parlerò un’altra volta.