Insulti e botte, se la cava con 6 mesi

"Tu sei gay", "No, tu". Prima gli insulti reciproci, poi le botte e spunta anche un taglierino. Un 23enne di origini marocchine era finito a processo, in abbreviato, con l’accusa di aver rapinato l’altro, un connazionale coetaneo, del cellulare, ma anche per lesioni e uso di arma impropria. Rischiava fino a 10 anni di carcere. Ieri è stato assolto dalle accuse di rapina e uso dell’arma e condannato a 6 mesi per le lesioni. Tutto succede a luglio 2020, in via Rosciano, davanti al Monastero delle Benedettine. A un certo punto, l’imputato avrebbe tirato fuori il taglierino e si sarebbe impossessato con violenza del telefonino dell’altro. All’udienza di ieri il difensore, l’avvocato Vincenzo Maione, ha messo in evidenza la mancanza di prove. "Nelle immagini delle telecamere – spiega Maione – si vede che non c’è stata sottrazione del cellulare né l’utilizzo dell’arma". Il pm aveva chiesto 10 mesi. Il giudice gliene ha dati 4 di meno.