REDAZIONE PESARO

La via Doria dimenticata e un grido: "Cecchi è nostro!"

Gentile lettore, questo è, nella sostanza, il contenuto della sua telefonata, con l’informalità di chi si incontra sui marciapiedi di via Cecchi, "arteria" portante fra centro storico e Porto - Soria. Intanto l’incrocio Cavour - Cecchi è il peggiore fra tutti quelli della città con la strada statale: marciapiedi mancanti o interrotti o lasciati a metà o uno di un tipo e uno di un altro. Asfalto nero mischiato a sampietrini, obelisco e fontana conciati alla meno peggio, isoletta con verde da una parte (addirittura con le palme, forse le portò l’esploratore Antonio Cecchi tornando dall’Africa!) e sbiadite strisce per terra dall’altra. Si nota una cesura, un distacco, fra il di qua e il di là della strada, cosa che non avviene negli altri incroci anche non muniti di semaforo. Tanto per tornare a Cecchi, pare come se l’antica antipatia fra "cittadini e portolotti" in qualche modo ancora persista. Le cronache raccontano che quando i resti mortali dell’esploratore (il corpo era senza testa) vennero riportati a Pesaro via mare, i residenti del quartiere non volevano che i cittadini assistessero alla cerimonia gridando "Cecchi è nostro!". La via si chiamava ancora Doria. Da residenti del Porto potremmo farci un progettino da soli.