L’epopea dei minatori di zolfo in un racconto di musica e immagini

Appuntamento domenica alla Fabbrica Urbana con il gruppo Obelisco nero e l’arte di Luca Caimmi.

Un concerto disegnato per tramandare la storia dei "sepolti vivi". Si intitola "Pane allo Zolfo" l’evento culturale transgenerazionale in programma per domenica alle 18 nella suggestiva cornice della Fabbrica Urbana di via Montevecchio, 57. L’obiettivo è promuovere la conoscenza del patrimonio storico e culturale legato alle miniere di zolfo che insiste tra Marche e Romagna e valorizzare al contempo i talenti del territorio. Le immagini disegnate dall’artista fanese Luca Caimmi vengono infatti accompagnate dalle musiche autografe ispirate alle melodie folk europee dell’ensemble fanese Obelisco Nero, per raccontare una storia che emerge dalle viscere della terra, maleodorante di zolfo, ma carica di valori e di significato.

"Nel 1952 più di 300 minatori occuparono per quattro giorni la miniera di zolfo a Cabernardi di Sassoferrato, che era la più grande d’Europa e in odore di chiusura – spiega il direttore del Parco nazionale dello zolfo, Francesco Buoncompagni –. Sono stati asserragliati lì, 500 metri sotto terra, decisi a difendere il loro lavoro. Un evento di portata nazionale che attirò l’attenzione di tanti giornalisti dell’epoca, tra cui Gianni Rodari e Pietro Ingrao, e rappresentò un crocevia per la rivendicazione dei diritti sindacali fondamentali come la dignità del lavoro". Una lotta durissima che generò solidarietà e ammirazione verso i minatori "sepolti vivi", come li definì Rodari nelle sue cronache giornalistiche.

È gratuito l’ingresso all’evento che vuole avvicinare le nuove generazioni a una storia enorme che ha caratterizzato il nostro territorio: pochi sanno, infatti, che come a Sassoferrato, anche a Urbino c’era una cava e che i siti geominerari marchigiani hanno creato sviluppo nel territorio e una professionalità esportata e deportata, tant’è che a Montecatini c’è una zona in cui si parla ancora oggi il dialetto di Pergola. La storia viene sviluppata usando il linguaggio pittorico e musicale, che dialogano in un’interazione simultanea. Immagini che si compongono, documenti storici che si trasformano, colori e suoni che si confondono all’interno di una riflessione intima e autentica sui valori e sui gesti che hanno reso tale vicenda simbolo di coraggio e solidarietà, ancor oggi a distanza di settant’anni.

Tiziana Petrelli