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Linus: "Qui a Fano, tra i miei parenti posso davvero svelare chi sono"

"Uno dei motivi per cui ho accettato di venire a Passaggi Festival è che Fano è la città di mia moglie. Carlotta è nata a Riccione, ma sua madre è di Fano e la sua famiglia è praticamente fanese. Immagino che avrò un po’ di parenti seduti in platea da qualche parte…" Stasera alle 21.30 al Pincio si accendono i riflettori su ‘Fuori Passaggi Music&Social’ con la presentazione del libro ‘Fino a quando’ (Mondadori) di Linus, direttore artistico di Radio Deejay e storico conduttore radiofonico.

Qual è stato l’input da cui è nato questo libro?

"A me piace, ma mi lascia sempre un po’ perplesso, quando la gente mi dice ‘che bella famiglia che hai, che vita felice che hai, che invidia…’. Dal di fuori la vita degli altri sembra sempre infinitamente più bella di quello che è. Non che la mia sia triste, anzi, sono sicuramente fortunato. Però non sono molto diverso dalle altre persone".

E il titolo che messaggio richiama?

"Un pensiero ricorrente che si può leggere con due sentimenti opposti. ’Fino a quando’ può voler dire: ‘non ce la faccio più, quando arriva la fine?’ Ma anche: ‘sono così fortunato che chissà fino a quando me la posso godere’. Nella vita di uno che fa il mio lavoro, questi sentimenti si provano spesso in maniera alternata, perché abbiamo il privilegio di vivere momenti molto divertenti ma c’è molta pressione e la fatica di rinnovarsi giorno dopo giorno".

Quando uno pensa ad un’autobiografia, pensa sempre ad un anziano. Lei non è un po’ troppo giovane?

Ride Linus: "Anche se dicono che non li dimostro, ho già 62 anni e 44 anni di carriera alle spalle. Ad ogni modo non credo di avere la statura per meritarmi un’autobiografia. Questo libro è un romanzo condito da un’autobiografia. Diciamo così… Mi piaceva raccontare com’è il lavoro di una persona come me, vista da dietro le quinte, da dietro i lustrini. Anche perchè io faccio la radio in una maniera particolare per cui la gente è convinta di sapere tutto di me. Ma non è così. Per quanto uno si possa mettere in gioco, mette in piazza le cose che ha senso mettere in piazza. Le altre le scoprirete ora".

Quali sono queste altre cose?

"Dovete leggere il libro, se no che gusto c’è?"

Lei ha scalato i vertici della radio. Il prossimo traguardo?

"Quello che arriverà più avanti. Io non ho mai guardato troppo in là. Quello che ho costruito è sempre stato un piccolo gradino successivo a quelli costruiti in precedenza. Così ho evitato di cadere in delusioni o rimanerci male in qualche circostanza".

Dietro al successo c’è spesso il sacrificio di qualcuno. Ha rimpianti verso la famiglia?

"No anzi. Sono contento che i miei genitori abbiano fatto in tempo a vedere me e mio fratello realizzarci. Quando ho iniziato a fare la radio (nel 1976 erano poco più che un gioco) e mi sono trascinato dietro mio fratello, mia madre ce l’aveva con me: riteneva che stessi seguendo un sogno impossibile. Per fortuna i miei sono vissuti abbastanza per vederci arrivare da qualche parte".

Tiziana Petrelli