L’omaggio di Urbino a Sandro Bartolucci

L’artista lavorò a Cinecittà come scenografo, poi insegnò alla Scuola del Libro. Il suo lavoro di una vita era gelosamente custodito dai familiari.

L’omaggio di Urbino  a Sandro Bartolucci

L’omaggio di Urbino a Sandro Bartolucci

È dedicata a Sandro Bartolucci la mostra che segna i cinque anni di attività della Galleria d’Arte Albani, i locali comunali che dall’aprile 2018 ospitano mostre di grandi nomi dell’arte contemporanea alternati a maestri locali che hanno lasciato un segno nella “scuola“ urbinate. Si apre domani alle 18 e resterà visibile a ingresso libero fino al 30 aprile “Creativa Solitudine“, esposizione dedicata interamente alla figura di Bartolucci, con oltre duecento opere tra dipinti, disegni e sculture. Curata da Bruno Ceci per l’associazione Vivere con l’Arte, la mostra si propone innanzitutto di far conoscere un personaggio che in vita ha rifuggito i riflettori e le vetrine. E lo fa con una mole di opere davvero imponente: "Nostro padre è scomparso vent’anni fa – spiegano i figli Anna Maria ed Ettore – e finalmente una mostra che lo omaggia è un sogno che si realizza. Non c’è titolo più azzeccato, perché lui ha creato tutte queste opere nella solitudine delle sue stanze, e lì sono rimaste: lui non esponeva, era molto discreto e riservato, per cui nessuno, eccetto noi e pochi amici, ha mai potuto vedere le sue opere". Eppure ha avuto una lunga vita artistica: nato a Fermignano nel 1928, si è diplomato alla Scuola del Libro nel 1949, per poi lavorare per tre anni a Cinecittà come scenografo. Tornato all’istituto d’arte urbinate, vi insegnò fino al pensionamento. Tuttavia, dopo i primi anni di intensa attività espositiva, nel 1969 cessa la partecipazione ad ogni mostra. Muore a Urbino nel 2002. Proseguono i figli: "Era un peccato non aver mai esposto le centinaia di opere che tappezzano la casa, per cui appena ci è stata proposta questa mostra, abbiamo accettato con gioia. Per molti sarà una scoperta, in un certo senso un “rinascimento“". Rinascimento che si lega a doppio filo con molti dei dipinti di Bartolucci: "Pur prediligendo – spiega Ceci – l’astratto e il geometrico al figurativo, si trovano continui rimandi al palazzo ducale, alla prospettiva, alle logge, alle colonne, ai riquadri dello studiolo. Sono esposte poi diverse sculture, molte fatte con utensili e attrezzi in ferro di uso quotidiano. Tutta la vita ha ricercato e studiato".

Dai ritratti su carta a pitture su legno, spesso in Bartolucci i secoli che ci separano dal Rinascimento sembrano svanire, grazie alle cornici antiche che usava per opere astratte, ma che a un occhio attento rivelano ispirazioni antiche. Da mercoledì a domenica 10,30-12,30 e 16,30-19,30.

Giovanni Volponi