Pesaro, i medici di base si ribellano: da 20 a 38 ore settimanali

Protesta il sindacato Snami per la convenzione che entrerà in vigore a giugno Richiesto un impegno aggiuntivo nelle Case della Salute e Guardie mediche

Fabrizio Valeri, segretario regionale Snami, il Sindacato dei medici di famiglia

Fabrizio Valeri, segretario regionale Snami, il Sindacato dei medici di famiglia

Pesaro, 6 febbraio 2022 - C’è tensione tra i medici di famiglia. A originarla la convenzione che entrerà in virgore a giugno e che prevede, oltre alle 20 ore settimanali da svolgere in studio, altre sei alla guardia medica e 12 nelle case della salute, per un totale di 38 ore settimanali. Una convenzione, firmata solo da una parte della categoria, che è finita nel mirino dello Snami, il Sindacato nazionale dei medici di famiglia, guidato nelle Marche da Fabrizio Valeri. Il quale è perfettamente consapevole che la sua categoria sia stata molto chiacchierata durante la pandemia, specie nella prima fase. "I media ci descrivono come lavativi – dice con disappunto – ma noi siamo i primi a comprendere le esigenze e a difendere i cittadini". Lo Snami chiede di rivedere le scelte relative alla convenzione "perché temiamo il disastro della sanità territoriale", tuona Valeri. Il dottore, attivo nei suoi studi di Colli al Metauro, Calcinelli e Tavernelle, rappresenta 350 colleghi iscritti in regione, di cui un’ottantina in provincia di Pesaro e Urbino. Uniti hanno deciso di proclamare lo stato d’agitazione, "un modo per farsi sentire perché fino a ora ci siamo salvati con le nostre forze e armi", prosegue Valeri. L’attuale situazione la definisce "offensiva", una mancanza di rispetto verso l’intera categoria. "A due anni dall’inizio della pandemia i medici di famiglia continuano a sopperire alle inefficienze del sistema – dice il presidente Snami – Ma non è possibile che qualunque interlocutore a domanda del cittadino risponda ‘chieda al suo medico di base’. Tanti compiti tolgono tempo alla nostra attività clinica". Tracciamento dei pazienti Covid, tamponi, gestione degli isolamenti e delle quarantene con le relative date d’inizio e di fine, vaccinazioni e percorsi guariti. Mansioni sempre più burocratiche e meno sanitarie che "vanno a sommarsi alla somministrazione dei vaccini agli assistiti più fragili, alle visite domiciliari, alla gestione delle difficoltà da parte dell’utenza a effettuare le visite di controllo per patologie croniche e alla redazione dei certificati Inps e Inail. E la sera ci rimettiamo al computer per collegarci al sistema Sis per ‘liberare’ gli assistiti che escono dalla malattia o dalla quarantena", continua Valeri che si dice stanco di questi "maltrattamenti, è ora di riprendere un po’ dignità". In tutto ciò , però, la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi. A giugno, appunto, con la nuova convenzione che rientra nel progetto sanitario del Pnrr – piano nazionale ripresa resilienza – cambieranno gli orari lavorativi settimanali. "Un mero investimento immobiliare sul territorio senza alcuna attenzione al personale medico", lo definisce Valeri. Poi, una domanda: "Ma nel territorio chi ci rimane?". Lo Snami chiede quindi "investimenti nella parte medica che deve essere messa nelle condizioni di lavorare riorganizzando i propri studi per rispondere alle legittime aspettative nella popolazione", conclude Valeri. r.c.