REDAZIONE PESARO

Misurarsi col latino per ritrovare se stessi: "La strada maestra non passa dai clic in rete"

La prova del Certamen, al Marconi, dei 76 ragazzi provenienti da diversi licei della provincia. "Il web ha distrutto il gusto di tradurre"

Misurarsi col latino per ritrovare se stessi: "La strada maestra non passa dai clic in rete"

"Perché moriamo peggiori di come siamo nati?". Con una versione tratta da “Lettere a Lucilio“ di Seneca che esprime la propria visione del mondo a partire da una massima di Epicuro, ieri si sono misurati i 76 studenti, partecipanti alla prima edizione del certamen latino “l’Idolino“. La competizione, riservata agli studenti iscritti al triennio dei licei classici e scientifici di tutto il territorio della provincia di Pesaro Urbino, consisteva nella traduzione dal latino con il solo ausilio del dizionario, della propria preparazione e delle proprie attitudini. "I ragazzi sono arrivati puntuali anche da Urbino, Fano e Sassocorvaro e hanno sfruttato per intero le tre ore a disposizione – osserva Elena Del Prete, l’insegnante che con le altre colleghe del liceo Marconi, Francesca Gasperini, Anna Sanchini e Federica Iacomucci, ha organizzato il certamen intitolato all’Idolino (statua romana rinvenuta a Pesaro nel 1530). Idea e sostegno del certamen sono stati della famiglia di Clementina Berdini, farmacista, ex studentessa del Marconi, scomparsa prematuramente, nel 2021, all’età di 51 anni.

Le prime a ringraziare dell’opportunità di crescita data ai liceali sono state le insegnanti Del Prete, Gasperini, Sanchini e Iacomucci. "La competizione – ha osservato quest’ultima – può essere occasione per i giovani di misurarsi con sé e con i coetanei allo scopo di condividere un interesse che li fa sentire coinvolti in una dimensione comune".

Sanchini, cerca di trasmettere la profondità dei classici, "vera scuola di vita". Per lei la parola d’ordine è sperimentare, quale antidoto alle aberrazioni offerte dal web. "La rete ha distrutto negli studenti il gusto di tradurre esercitando il proprio ingegno e la propria preparazione – osserva -: mi riferisco alla presenza in Internet di siti malefici che in pochissimi secondi traducono in modo raffazzonato versioni di latino e greco, piatte e automatizzate". E’ d’accordo la prof Del Prete: "Non si può contrabbandare il ragionamento con un click. Un clima triste può avvolgere il latino se non coltiviamo nei giovani il desiderio di lottare per una traduzione stimolante, ricca di sfumature al pari di chiunque voglia risolvere la propria vita seguendo scorciatoie e strade secondarie perdendosi il panorama, l’intensità e la bellezza provenienti dall’intraprendere una strada maestra. Il latino non è materia polverosa - continua Del Prete - ma grazie agli interrogativi degli autori classici è la via illuminata dell’etica, dell’educazione civica, dell’impegno e dell’emancipazione personale".

Infine Gasperini che ieri passando tra i banchi della prova, iniziata alle 9 e terminata alle 12, ci ha detto: "E’ vero che il latino è un complesso di regole, sempre più difficile da trasmettere ai ragazzi perché gli studenti di oggi sono abituati alla velocità. Non hanno più tempo per una disciplina che comporta costanza, determinazione, rielaborazione, spirito critico. Eppure sono tutte capacità affinate con lo studio del latino e condivise da tutti i ragazzi che sentono il desiderio di misurarsi personalmente. Questo desiderio lo chiamo talento, nell’accezione dantesca. Talento, insomma come “desiderio di esprimere noi stessi per realizzarci come persone”.

Parole, quelle delle insegnanti che sono suonate come musica per il professore Vittorio Ciarrocchi che ieri mattina, prima dell’inizio della prova, ha voluto salutare i 76 candidati del certamen. L’ha fatto calzando un’abilità straordinaria nel parlare fluentemente il latino e che ha lasciato di stucco i ragazzi. "Fighissimo, non pensavo potesse essere possibile", ha esordito Virginia Marzola accanto al compagno Lorenzo Angelini. "E’ stato quasi magico" ha detto, applaudendo, la studentessa Maria Maddalena Maffi. Tra le prime a consegnare il compito sono state Matilde Feduzzi ed Emma Fradelloni. "La versione come tutto il resto di Seneca è bello tosto – hanno detto –. Il suo pensiero è stato un’esortazione a vivere bene, piuttosto che pensare alla morte che ci distrae dal vivere intensamente il presente". Angelini ha colto l’obiettivo del certamen: "Se ho fatto bene non lo so - dice -, ma è certo che le strade più difficili sono quelle che preferisco". Fuori dal liceo, il genitore Giovanni Maiorano attende l’arrivo del figlio Giovanni, terzo anno al classico di Fano: "Sono contento perché ci teneva - ha detto -. Lo capisco: anche io alla sua età feci un certamen. Ora i ragazzi non se ne rendono conto, ma basta masticare un po’ di vita in più per capire quanto le radici classiche siano veramente il fulcro del nostro modo di pensare".

Solidea Vitali Rosati