La voce di Antonio Alessi, nipote di Marcello Bruzzese, arriva dai monitor dell’aula di Corte d’assise, in tribunale a Pesaro. Maglia bianca, di spalle: è sotto protezione, in località segreta. Alessi risponde alle domande del pm Daniele Paci, nell’udienza che ieri mattina vedeva imputato Rocco Versace, 56 anni, di Taurianova, Reggio Calabria, accusato di aver aiutato i killer di Marcello Bruzzese a pianificare il delitto del Natale 2018, quando Bruzzese viene ucciso a 51 anni, nel garage di casa, in via Bovio. Sui monitor ieri compariva anche Versace, dal carcere di Nuoro, dove è detenuto. Marcello Bruzzese viene ucciso perché fratello di Girolamo Biagio, pentito di ’Ndrangheta: la cosca Crea ha deciso di fargli pagare questo tradimento.
Ma era solo Marcello nel mirino della cosca? No, perché tra tutte le piste investigative che ieri mattina il colonnello Francesco D’Ecclesiis, comandante della sezione anticrimine del Ros di Ancona, ha ripercorso rispondendo alle domande della procuratrice capo di Ancona Monica Garulli e del pm Paci, c’è anche quella che qualcuno avrebbe preparato nel marzo 2018 una trappola per un altro fratello di Girolamo, Francesco Bruzzese, con falso account su Subito.it. Francesco non abboccò.
Antonio Alessi ripercorre quel giorno di Natale 2018. Lui e lo zio sono rientrati dal 22 dicembre in Italia per le feste di Natale dalla Corsica, dove hanno un’attività commerciale. La sera del 25, Alessi riceve sul telefono la chiamata della zia Caterina, che dice di aver sentito degli spari. Girolamo, il fratello, che abita anche lui a Pesaro, allerta tutti per telefono: "Non uscite di casa". "Ma io sono andato a casa di mio zio di corsa", racconta Antonio. Il delitto è compiuto. Per quel delitto, Francesco Candiloro e Michelangelo Tripodi sono stati condannati all’ergastolo, in abbreviato, nel giugno scorso.
Resta il processo per Rocco Versace, accusato di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso. Uno dei suoi legali, Francesco Albanese, ieri in aula col collega Loiacono, ripete quanto detto in altre udienze: "Il nostro assistito era a Rizziconi, il giorno dell’omicidio, la sua presenza non è mai emersa dalle investigazioni sui sopralluoghi dei killer". Le indagini lo chiamano in causa perché una delle schede criptate che i killer hanno usato risulta dalla indagini in uso a Versace. Udienza aggiornata all’11 ottobre: sarà sentita la moglie della vittima.
Alessandro Mazzanti