REDAZIONE PESARO

Pillola abortiva, "non colpite il Consultorio"

La dottoressa Cristina Conti: "Contraccezione e informazione sono fondamentali, ma non bastano. Sono molto favorevole alla RU486"

Pillola abortiva nei consultori. Ne parliamo con dottoressa Cristina Conti, medico ginecologo, che lavora da tanti anni anche nei consultori.

Dottoressa, una domanda a bruciapelo. Qual è la sua posizione sulla pillola abortiva?

"Come ginecologo e come donna, la mia posizione non può che essere molto favorevole. La possibilità di procedere all’interruzione di gravidanza, non sottoponendosi ad un intervento chirurgico, ma assumendo semplicemente una terapia per bocca, comporta indubbiamente grandi vantaggi per la donna. Non dobbiamo però neanche sottovalutare in questo momento tanto difficile per la salute pubblica, l’importanza che può avere attivare questa procedura nel territorio, non sovraccaricando le strutture ospedaliere ed evitando i rischi del contagio da Covid-19. Inoltre, occorre sottolineare che interrompere una gravidanza molto precocemente (7 settimane finora, 9 settimane secondo la nuova Circolare del Ministero della Salute) è sicuramente meno traumatico e doloroso che interromperla a 12 settimane, termine limite dell’interruzione chirurgica".

Lei ha il polso della situazione lavorando al consultorio di Urbino. Perché e quando la si prescrive?

"Come accennavo – dice la Conti –, l’interruzione farmacologica può essere prescritta in epoca molto precoce di gravidanza, fino alla 9ª settimana. Come indicato dalla Legge 194, la donna accede al Consultorio per effettuare un’ecografia che confermi l’epoca di gravidanza. Il ginecologo le rilascia un certificato e la invita a soprassedere alla sua decisione per 7 giorni. Contestualmente, vengono dati alla paziente gli appuntamenti per la somministrazioni dei farmaci abortivi e l’appuntamento al Consultorio per il successivo controllo".

La dottoressa Conti ha scritto una lettera a proposito delle recenti polemiche innescate dall’assessore regionale Latini. Tutto questo è "inaccettabile perché – dice – per l’ennesima volta del territorio viene colpito il Consultorio, che da troppo tempo è la Cenerentola della situazione, perché risente sicuramente, al pari di tanti altri servizi, della mancanza di risorse economiche, ma anche e soprattutto del disinteresse della classe politica, come tutto ciò che in Italia riguarda, tutela e “serve“ soprattutto alle donne".

Lei conferma ancora queste sue parole?

"Sì, le confermo. Il consultorio è fermo agli anni della sua istituzione, o giù di lì. Troppo spesso viene considerato il posto “dove si va ad abortire“. Al contrario, il consultorio si dovrebbe occupare dell’educazione alla salute riproduttiva, anche con interventi mirati nelle scuole (che al momento sono lasciati alla libera iniziativa di medici e insegnanti particolarmente sensibili) e soprattutto della contraccezione. L’unico metodo veramente efficace per ridurre il numero delle interruzioni di gravidanza, evento sempre molto doloroso per la donna e per la società, è infatti proprio informare, proporre e mettere a disposizione di tutte le donne i metodi contraccettivi, e non rendendo impervio il percorso dell’aborto".

Quali gli effetti collaterali della pillola Ru 486?

"Il Mifepristone, noto con il nome di RU486, agisce interferendo con il progesterone, ormone principale della gravidanza, arrestando lo sviluppo embrionale e provocando la mestruazione (spesso un po’ più abbondante e dolorosa di quella abituale). L’RU486 è utilizzata da oltre vent’anni in molti paesi e sono stati descritti nel mondo solo 17 casi di decesso, di cui 7 per infezione, 4 per mancata ricovero ospedaliero alla comparsa di emorragia (quindi evitabili) e 6 non spiegati, ma probabilmente senza un chiaro legame col farmaco stesso. In Italia le donne trattate dal 2005 al 2018 sono state più di 85.000: mortalità 0. Penso che questi dati parlino da soli".

Ci sono alternative?

"Certo che ci sono. La contraccezione e l’informazione, perché anche con tecniche meno invasive, come quelle farmacologiche, il ricorso all’interruzione di gravidanza è comunque da considerare un fallimento della prevenzione. Questo è il motivo per cui nell’iter dell’interruzione, il controllo post-RU486 al Consultorio, è forse il momento più importante. E’ in quella sede che la ginecologa e l’ostetrica parlano con la donna e decidono insieme di intraprendere una contraccezione".

Lei ha una posizione diversa?

"Da donna non posso avere una diversa posizione e mi amareggia infinitamente la decisione della Regione Marche, per di più ispirata proprio dall’unica donna della Giunta Regionale, di ostacolare un passo così fondamentale per i diritti femminili".