Prime preoccupazioni per i tartufi. Nessun problema per il nero. Ma il bianco?

La siccità incide anche su quello che è un indicatore ambientale per eccellenza, il tartufo. Andrea Paleani è guida ambientale, tartufaio e presidente dell’Associazione Tartufai e Amici del Bosco che raccoglie tantissimi membri nell’entroterra tra i cavatori. "Il tartufo è un frutto del bosco e anche lui come tutta la natura sta soffrendo il caldo anomalo e la mancanza d’acqua. In questo momento siamo nel pieno della stagione del tartufo nero, lo scorzone, e fino a questo momento la produzione è stata buona, perché è un tartufo che nell’estate è già formato e sul quale il caldo eccessivo e le poche piogge influiscono soprattutto per la maturazione, che può essere anticipata e non spalmata nel corso di tutto il periodo di raccolta. Per lo scorzone la primavera mite con le temperature più alte può essere stata tutto sommato un fattore positivo, ero però chiaramente per il mantenimento e la maturazione come ogni fungo ipogeo la componente dell’acqua è importante. Anche nell’ambito delle tartufaie coltivate poco cambia: l’acqua che usa l’uomo per irrigare le piante non sarà mai come l’acqua del cielo".

Cambiano le cose se parliamo di tartufo bianco pregiato, il Tuber Magnatum Pico, re della tavola e sicuramente più atteso dai cavatori, periodo di raccolta dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre: "Qui le cose si fanno complicate – continua Paleani – perché la genesi del tartufo bianco è più complessa, quasi più delicata di qualunque altro tipo di tartufo. Importantissimo è il legame con la pianta simbionte che deve trovare le risorse, anche di acqua, per portare avanti la maturazione del tartufo. Sicuramente un paio di belle piovute prima di Ferragosto potrebbero portare quel nutrimento e quell’umidità necessarie per la prosperazione del nostro tartufo. Allo stato attuale prevede che tartufi ce ne saranno ma soprattutto nelle zone rimaste più umide come fossi e fondovalle". Discorso diverso per i funghi: "Per porcini e altre specie potrebbe essere invece una buona annata: il ciclo del fungo è diverso e ha una durata di circa venti giorni. Se su questa terra calda arrivassero anche qui un paio di belle piogge nella metà di agosto, potremmo avere un settembre redditizio per i funghi. Attenzione però: perché sia una pioggia fruttuosa servono alcuni millimetri di pioggia che oltrepassino le foglie degli alberi e penetrino per qualche centimetro nel substrato del bosco".

a. a.